Rsa, conto sempre più salato. E crescono i posti letto “privati”

Nel mantovano 805 positivi nelle Rsa. E' il 28% del totale. La metà degli anziani nelle Case di riposo potrebbe essere contagiata

MANTOVA – In Lombardia, le famiglie e i pazienti delle Rsa nel 2020 hanno speso il doppio di quanto abbia stanziato la Regione (un miliardo e 600 milioni di euro contro 860 milioni), e i soldi vanno a finanziare strutture che sono per la quali totalità private (664 contro 48 pubbliche) e poco meno della metà non appartengono a proprietà Onlus. I posti letto contrattualizzati sono cresciuti di due sole unità rispetto allo scorso anno e sono calati di circa 700 rispetto a cinque anni fa, mentre i posti solventi (cioè a totale carico di famiglie e pazienti) sono aumentati di 385 unità in un solo anno. Infine, la media delle rette pagate dalle famiglie è cresciuta di un euro e mezzo al giorno e di quasi 7 in cinque anni.
Sono solo alcuni dati dell’ultimo “Report sulla non autosufficienza e le Rsa in Lombardia” a cura dell’Osservatorio della Fnp Cisl regionale. I dati, aggiornati al 31 dicembre 2021, hanno esaminato le 712 strutture presenti sul territorio regionale con un totale di 65.512 posti letto autorizzati (+579 rispetto al 2020); di questi, 57.512 sono contrattualizzati (ovvero riconosciuti da Regione Lombardia con regolare contratto e finanziati per la parte relativa alla spesa sanitaria dal Fondo Sanitario Regionale).

LE RETTE OSCILLANO TRA I 54,12 E I 91,95 EURO AL GIORNO

Il costo della retta nelle Rsa è uno dei temi maggiormente delicati: in assenza di vincoli normativi, le tariffe variano di molto nelle diverse strutture. I dati dell’Osservatorio mostrano un’enorme volatilità per quanto riguarda la parte della retta pagata dall’ospite: la differenza va da una retta minima media di 54,12€ al giorno nell’Ats Montagna fino ad una retta media massima di 91,95€ al giorno nell’Ats Città Metropolitana di Milano.
L’indagine ha inoltre provato a calcolare a quanto ammonti la spesa sostenuta da una persona ricoverata in una Rsa lombarda: si aggira attorno a circa 25mila € all’anno. Moltiplicando tale cifra per il totale dei posti letto autorizzati (65.512), si può dedurre che la spesa complessiva annua in Lombardia a carico delle persone e famiglie ammonti a circa 1,6 miliardi di €. Se si paragona questa cifra, con la quota che paga Regione Lombardia (869,5 milioni €), il confronto risulta chiaro.

Il quadro complessivo che emerge permette di svolgere analisi anche a livello politico e di governance per l’intero settore della non autosufficienza. Secondo Osvaldo Domaneschi, segretario generale della Fnp Cisl Lombardia il momento per intervenire in maniera decisa su questo settore è quanto mai favorevole: “Arriviamo da due anni di pandemia – afferma – dove le Rsa sono state al centro del ciclone mediatico e gli anziani, soprattutto nella prima fase più acuta, sono stati una delle categorie maggiormente esposte. Inoltre, grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza, l’occasione per riformare il settore della non autosufficienza è quanto mai propizia con risorse dedicate, investimenti previsti e una legge sul settore che sta per essere varata”. “Anche Regione Lombardia – aggiunge – dovrà svolgere la propria parte, riprendendosi il ruolo centrale e di reale governo di questo settore, ponendosi come facilitatore per inaugurare una vera stagione di dialogo tra i diversi soggetti che afferiscono al mondo Rsa: enti gestori, associazioni di rappresentanza, ospiti, famiglie, lavoratori, organizzazioni sindacali, enti locali”.
“L’assessorato al Welfare regionale – conclude il segretario generale Fnp Cisl Lombardia – dovrebbe poi operare per semplificare le modalità di accesso, assicurare la massima trasparenza e il controllo sui servizi erogati e le rette praticate dalle Rsa. Dovrà riordinare la classificazione dell’utenza, garantire finalmente, un sostegno economico per gli ospiti e le famiglie e sostenere i lavoratori sanitari e sociosanitari delle strutture”.

RSA. FORATTINI (PD): “DAI DATI CISL E’ CHIARO COME LA MAGGIOR PARTE DELLA SPESA RESTI A CARICO DELLE FAMIGLIE”

“In Lombardia tutto si paga caro, compresa la salute e la cura degli anziani, che è a carico principalmente delle famiglie e non del sistema di Welfare regionale, come dimostra il report della FNP Cisl (la federazione dei pensionati) della Lombardia, pubblicato oggi”. Lo afferma la consigliera regionale del PD Antonella Forattini a fronte dei dati diffusi oggi, che mettono in luce come i due terzi della spesa per gli ospiti delle RSA lombarde non è coperto dal sistema assistenziale regionale e resta una spesa a carico delle famiglie.

“Famiglie e pazienti delle RSA – aggiunge Forattini – nel 2020 hanno speso il doppio di quanto abbia stanziato la Regione (un miliardo e 600 milioni di euro contro 860 milioni), e i soldi vanno a finanziare strutture che sono per la quasi totalità private (664 contro 48 pubbliche). Tra queste, quasi la metà non non sono nemmeno gestite da Onlus. Insomma, un’altra conferma che in Lombardia salute e cura degli anziani sono un business che fa gola.

Di fronte a una domanda in costante aumento, i posti letto contrattualizzati (ovvero riconosciuti da Regione Lombardia) sono cresciuti di due sole unità rispetto allo scorso anno e sono calati di circa 700 rispetto a cinque anni fa, mentre i posti solventi (cioè a totale carico di famiglie e pazienti) sono aumentati di 385 unità in un solo anno.

Infine, la media delle rette pagate dalle famiglie è cresciuta di un euro e mezzo al giorno e di quasi 7 in cinque anni.

La spesa media per una persona ricoverata in una RSA lombarda si aggira attorno a circa 25 mila euro all’anno. Se moltiplicate questa cifra per il totale dei posti letto autorizzati (65.512), si giunge a una spesa teorica annuale di circa 1,6 miliardi di euro. Da qui lo stupore con cui la CISL regionale prende atto del fatto che si tratta del doppio rispetto alle quote garantite da Regione Lombardia (869,5 milioni di euro).

Dai dati dell’Osservatorio FNP Cisl emerge con grande chiarezza quanto sia fiorente il business delle case di riposo in Lombardia, la regione che ha il maggior numero di posti letto disponibili. In Lombardia c’è una disponibilità economica diffusa che permette a molte famiglie di sostenere i costi per le RSA, ma a prezzo spesso di enormi sacrifici.

Per questo è necessario, oltre a rendere più accessibili le RSA, provare a pensare a forme di accoglienza diffuse sul territorio, con un’ospitalità a soglia più bassa per i grandi anziani ancora autosufficienti e a un sostegno più forte da parte della Regione per le famiglie che non riusciranno a farsi carico di rette molto onerose”.