MANTOVA -Tamponi a tappeto, sanificazione e formazione degli operatori: queste le richieste principali dei sindacati Pensionate e dei Pensionati di Spi/Cgil, Fnp/Cisl, Uilp/Uil, riguardo alle condizioni igienico-sanitarie in cui versano le strutture residenziali per le persone anziane.
Il 20% dei ricoverati risulta essere affetto da Covid19 o sintomatologie simile al Covid 19, il 6% degli operatori è affetto da Covid 19. Questo senza contare i dati, che non ci sono, sui contagi da coronavirus nei domicili, siano essi riferiti ai pazienti siano essi riferiti agli operatori.
La situazione ci è stata rappresentata nell’incontro avvenuto in settimana, coordinato dal Prefetto, tra le Organizzazioni Sindacali, l’Ats Val Padana e l’Asst.
Il Sindacato dei Pensionati di Cgil/Cisl e Uil, ha evidenziato la necessità impellente di tutelare la salute degli ospiti delle Rsa e nel contempo mettere in sicurezza gli operatori sanitari, socio-sanitari e assistenziali che lavorano nelle Rsa e che sovente non sono abituati ad operare in una situazione così inedita.
Le proposte
- monitorare periodicamente la situazione, il Prefetto intende convocare le parti entro due settimane.
- coinvolgere nella discussione anche le Rsa pubbliche e private.
- garantire a tutto il personale i dispositivi di protezione individuale (mascherine, gel igienizzanti, guanti, camici ecc.).
- Individuazione dei contagiati, degli asintomatici e dei negativi, effettuando tamponi a tutti gli utenti e operatori delle strutture residenziali.
- Procedere con la sanificazione periodica delle strutture.
- Indicare all’interno delle strutture delle aree dedicate per poter isolare e distanziare il più possibile le persone.
- Evitare di trasferire i pazienti, che hanno contratto il Covid 19, nelle Residenze Sanitarie Assistite
- Assicurare al famigliare un servizio telefonico costante che sappia fornire informazioni sullo stato di salute del ricoverato
- Rendere disponibile, attraverso tecnologie multimediali, il contatto tra il famigliare e il ricoverato affinché lo stesso non si senta abbandonato.
- Garantire il supporto psicologico agli anziani, ai famigliari, agli operatori e alle operatrici.
- I famigliari rivendicano il diritto di conoscere la causa del decesso del proprio ricoverato, pertanto devono essere attivate tutte le strumentazioni adeguate alla definizione di tale causa.
- Il personale deve essere, qualitativamente e quantitativamente, adeguato alle necessità.
- Il personale che opera sui domicili e nei domicili deve essere fornito dei dispositivi di protezione individuale.
- Considerata la straordinarietà della pandemia necessita prevedere una neo formazione per il personale che assiste le persone anziane nelle strutture residenziali e nella domiciliarizzazione, come sarà necessario un ripensamento dei luoghi dove la popolazione invecchia.
C’è l’assoluta necessita che vengano applicati correttamente i protocolli sanitari prevenzione anti covid e per questo è necessaria una formazione ad hoc.
3500 le persone anziane (80/90 anni) residenti nelle Rsa del mantovano prima dello scoppio dell’epidemia, spesso si tratta di persone fragili e quindi con difficoltà ad autotutelarsi e rappresentare i propri bisogni – si legge nella nota dei sindacati, spesso poi le Rsa sono impreparate ad affrontare questo tipo di emergenza perchè non evolute dal punto di vista sanitario-geriatrico, sociale e tecnologico. I decessi e i casi di infezione crescono di giorno in giorno e aumenta il contagio delle operatrici e degli operatori. Si muore nella totale solitudine e abbandono, senza avere una persona cara accanto mentre i famigliari, ai quali è vietato de settimane di entrare nelle strutture, sono costretti a non poter assistere il proprio padre o la propria madre sul letto di morte.