Ruffini ai giornalisti mantovani: “Il Giubileo si può vivere nelle proprie diocesi”

Paolo Ruffini, a destra, a fianco del responsabile dell'Ufficio delle Comunicazioni sociali della diocesi don Giampaolo Ferri

MANTOVA –  “La comunicazione da sempre è una missione storica della Chiesa, anzi possiamo dire che la Chiesa è comunicazione” A dirlo Paolo Ruffini, dal 2018 prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede (il primo laico in questo ruolo) che stamani, in Curia, si è confrontato con i giornalisti di alcune testate mantovane, in un incontro promosso dal vescovo Marco Busca. Un dicastero, quello guidato da Ruffini, con 570 dipendenti e 50 redazioni con notizie diffuse in altrettante lingue tra carta, con l’Osservatore Romano, radio, tv, web e social.
Tanti gli spunti emersi e le riflessioni toccate durante l’incontro, moderato dal responsabile dell’Ufficio delle Comunicazioni sociali della diocesi don Giampaolo Ferri, con Ruffini che ha messo in evidenza l’importanza “per i giornalisti di acquisire la consapevolezza che oggi la comunicazione si declina su più fronti: c’è quella professionale, quella che vede tutti protagonisti grazie in particolare ai social, e poi c’è una comunicazione portata avanti da altre figure come scrittori, artisti, musicisti. Ma in tutti i casi, per riscoprire un valore etico e dare dignità alla comunicazione, è necessario guidarla. Esattamente come dovremmo guidare l’uso dell’intelligenza artificiale invece che esserne guidati” dichiara Ruffini il quale prosegue spiegando che “siamo testimoni di questo tempo e necessariamente immersi in esso. Quindi bisogna riuscire a creare una condivisione della comunicazione riscoprendo come questa sia un bene comune e vada quindi costruita una rete di condivisione del bene”.
Ruffini, sollecitato dai colleghi mantovani, parla del prossimo Giubileo il cui motto, voluto da Papa Francesco è ‘Pellegrini di Speranza’.
“I pellegrini sono coloro che arrivano a Roma ma stiamo costruendo una comunicazione che faccia capire che può vivere il Giubileo anche chi non può venire a Roma, perchè un pellegrinaggio può anche essere fatto spiritualmente, magari nelle proprie diocesi” sottolinea il prefetto del Vaticano.
Si affronta anche la questione della “crisi dei comunicatori” con molti giornalisti che, come si può vedere nei dibattiti televisivi, “non fanno il loro dovere ma si limitano a portare gli interessi di qualcuno”. Ruffini concorda con questo quadro ma invita anche alla “non rassegnazione”.
“Ci vorrà del tempo ma non potrà essere così per sempre e per vedere un cambiamento è necessario coinvolgere sempre di più i giovani in una comunicazione diversa da questa. Se investiamo sui giovani e facciamo loro capire fin da bambini che così non va bene, probabilmente capiranno e un avranno un approccio differente un giorno al mondo dei media”.
Si parla ovviamente anche di “guerra” e della “lettura spesso politica che viene fatta di questo tema anche quando ne parla Papa Francesco”.
“Con chi sta il papa? Col Vangelo perchè la guerra è un male in se stesso. Nel 1966 Paolo VI propose, con l’intervento dell’Onu, una tregua della guerra del Vietnam – spiega Ruffini – Questa non venne accettata ma la guerra anni dopo finì con un numero di morti e devastazioni molto superiori a quelli che si sarebbero avuti se fosse terminata prima recependo quanto chiedeva il pontefice. Ecco con questo esempio ho voluto spiegare come la missione della Chiesa è dire che c’è sempre una soluzione di pace”.
Ruffini giornalista di lungo corso con esperienze al Mattino, al Messaggero, in Rai e TV2000 di cui è stato direttore, è nato a Palermo 67 anni fa ma ha sangue mantovano. Il suo prozio era il cardinale originario di San Benedetto Po Ernesto Ruffini. Il papà Attilio Ruffini, avvocato e partigiano, era invece della città e dal 1963 al 1987 è stato deputato nelle file della Democrazia Cristiana, sempre eletto nella circoscrizione della Sicilia occidentale. Là si trasferì infatti dopo aver conosciuto la giovane agrigentina che sarebbe poi diventata sua moglie. Che lo zio fosse stato nominato nel 1945 arcivescovo di Palermo è quindi solo una coincidenza col fatto che anche il pronipote Paolo sia nato, 11 anni dopo, nel capoluogo siciliano.

Paolo Ruffini con monsignor Sergio Denti

Paolo Ruffini conserva però un’amicizia importante a Mantova con quello che fu il segretario del cardinale Ruffini, monsignor Sergio Denti, e infatti questa mattina prima dell’incontro con i giornalisti, si è recato a fargli visita. E Denti, che si occupa dell’attività spirituale nelle due Rsa di Aspef, nonostante i suoi quasi 98 anni, ha stupito ancora una volta Ruffini per la sua incredibile memoria e la sua vivacità di spirito.

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