Dietrofront dell’Unione Europea. Alla luce delle polemiche suscitate dal documento per una “corretta comunicazione” dal titolo Union of Equality, la commissaria Ue all’Uguaglianza Helena Dalli ha dichiarato: “L’iniziativa delle linee guida aveva lo scopo di illustrare la diversità della cultura europea e di mostrare la natura inclusiva della Commissione. Tuttavia, la versione pubblicata delle linee guida non è funzionale a questo scopo. Non è un documento maturo e non va incontro ai nostri standard qualitativi. Quindi lo ritiro e lavoreremo ancora su questo documento”.
Al centro della vicenda le linee guida della Commissione europea, emerse ieri che contenevano indicazioni per l’uso di un linguaggio inclusivo senza riferimenti di “genere, etnia, razza, religione, disabilità e orientamento sessuale”. Fra queste anche il suggerimento di “evitare di dare per scontato che tutti siano cristiani”, e al posto di usare la parola “Natale” meglio utilizzare “festività”.
Già ieri, sulla questione delle festività, fonti da Bruxelles avevano precisato: “Non vietiamo o scoraggiamo l’uso della parola Natale, è ovvio. Celebrare il Natale e usare nomi e simboli cristiani sono parte della ricca eredità europea. Come Commissione, siamo neutrali sulle questioni delle religioni, abbiamo un costante dialogo con tutte le organizzazioni religiose e non confessionali”. E avevano sottolineato: “Si tratta di un documento interno preparato ad un livello tecnico con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza di una comunicazione inclusiva”. Fonti di Bruxelles avevano poi ricordato che circa il 44% degli europei è di fede cattolica, circa il 10% rispettivamente di fede ortodossa e protestante. Il 26% dichiara non appartenente ad alcuna religione, il 2% è musulmano, lo 0,6% buddista e circa un milione appartiene alla fede ebraica. “Le differenti religioni, gli atei e gli agnostici sono parte di un’Ue integrata. Come altre organizzazioni noi prepariamo linee guida interne in diverse aree” ed “è importante dare spazio alla diversità e alla ricchezza della cultura europea. Questo è l’obiettivo generale”, avevano spiegato ancora dalla Commissione. “Certo – avevano sottolineato – possiamo sempre discutere degli esempi fatti. Potevano forse essere migliori”.
Salvini: se non li fermiamo questi ci portano verso il nulla
Sulla vicenda erano subito divampate le polemiche anche in Italia. Tra i primi a intervenire Matteo Salvini che su Twitter ha scritto: “Maria, Giuseppe. Viva il Natale. Sperando che in Europa nessuno si offenda”. Poi il leader della Lega, parlando all’assemblea della Lega campana, aveva aggiunto: “Un documento della Ue – in nome della ‘lotta alla discriminazione’ – invita a non dire Buon Natale, ma Buone feste. Se non li fermiamo, questi ci portano verso il nulla. Il documento è in inglese e sostiene che è meglio lasciare da parte il nome Mary, e di sostituirlo con Malika. O li fermiamo o questi ci portano verso il nulla. Buon Santo Natale a tutti”.
Renzi: l’identità culturale è un valore non un minaccia
“La Commissione Europea ha ammesso l’errore e ritirato il documento che suggeriva di non usare la parola ‘Natale’. Bene così. Si trattava di un documento assurdo e sbagliato. Una comunità non ha paura delle proprie radici. E l’identità culturale è un valore, non una minaccia” ha scritto invece Matteo Renzi.
Tajani: ritiro delle linee guida vittoria del buon senso
“Grazie anche all’azione di Forza Italia la Commissione europea ritira le linee guida sul linguaggio inclusivo che chiedevano di togliere riferimenti a feste e a nomi cristiani. Viva il Natale! Viva l’Europa del buonsenso!” è invece il commento di Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia.
Parolin: chi va contro realtà si mette in serio pericolo
“Chi va contro la realtà si mette in serio pericolo”. Lo sottolinea il Segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin, in merito al documento della Commissione Europea che invita a non usare parole e nomi come Natale, Maria o Giovanni. “Credo – osserva Parolin – che sia giusta la preoccupazione di cancellare tutte le discriminazioni. E’ un cammino di cui abbiamo acquisito sempre più consapevolezza e che naturalmente deve tradursi anche sul terreno pratico. Però, a mio parere, questa non è certamente la strada per raggiungere questo scopo. Perché alla fine si rischia di distruggere, annientare la persona, in due direzioni principali. La prima, quella della differenziazione che caratterizza il nostro mondo, la tendenza purtroppo è quella di omologare tutto, non sapendo rispettare invece anche le giuste differenze, che naturalmente non devono diventare contrapposizione o fonte di discriminazione, ma devono integrarsi proprio per costruire una umanità piena e integrale. La seconda: la dimenticanza di ciò che è una realtà. E chi va contro la realtà si mette in serio pericolo”.
“E poi – annota il porporato- c’è la cancellazione di quelle che sono le radici, soprattutto per quanto riguarda le feste cristiane, la dimensione cristiana anche della nostra Europa. Certo, noi sappiamo che l’Europa deve la sua esistenza e la sua identità a tanti apporti, ma certamente non si può dimenticare che uno degli apporti principali, se non il principale, è stato proprio il cristianesimo. Quindi, distruggere la differenza e distruggere le radici vuol dire proprio distruggere la persona”.