MANTOVA – Sindacati compatti contro la sanità. Venerdì in Piazza Martiri, il presidio dalle 10.00 alle 11.30.
“La continuità di cura fra ospedale e territorio e l’integrazione dei percorsi sanitari, sociosanitari e assistenziali in Lombardia – spiegano i sindacati – è rimasta sulla carta e questa epidemia non ha fatto sconti, mostrando tutti i limiti della sanità lombarda. Il Sistema sanitario lombardo ha retto la crisi epidemica solo grazie all’impegno degli operatori sanitari ai quali, però, non è stato garantito ciò di cui avevano più bisogno: supporto, strumenti e modelli organizzativi; sorveglianza sanitaria e dispositivi di protezione individuali”
Ecco le richieste a Regione Lombardia:
1) Adeguare il piano pandemico regionale, per la prevenzione, la sorveglianza epidemiologica e virologica, il rafforzamento dei protocolli per il controllo delle infezioni nelle strutture del sistema sanitario e sociosanitario;
2) Potenziare gli organici dei Dipartimenti di Igiene e Prevenzione, dei servizi ispettivi per la sicurezza negli ambienti di lavoro e di medicina del lavoro;
3) Rafforzare le competenze epidemiologiche sul territorio a partire dalla rete dei “medici sentinella”, riorganizzando la medicina di base insieme agli specialisti ambulatoriali e la continuità assistenziale (USCA);
4) Programmare adeguati investimenti per assicurare scorte sufficienti di medicinali, reagenti, dispositivi di protezione individuale;
5) Un confronto sui programmi e l’utilizzo delle maggiori risorse per la sanità previste dal DL “Rilancio”, per le misure di rafforzamento delle dotazioni organiche nella Sanità pubblica, della rete territoriale e di continuità assistenziale, dell’assistenza domiciliare, della medicina di territorio, dei servizi infermieristici, con l’introduzione dell’infermiere di famiglia o di comunità, e dell’integrazione dei servizi sanitari con i servizi sociali;
6) Un confronto sui programmi e le linee d’intervento per riprendere le attività ordinarie diagnostiche, ambulatoriali e chirurgiche che l’emergenza COVID-19 ha sospeso o rallentato, aggravando il problema delle liste d’attesa e aumentando il divario tra l’offerta sanitaria e il bisogno di salute della popolazione;
Inoltre -proseguono i sindacati – a 5 anni dall’approvazione della leggere regionale 23/2015 serve fare il punto rispetto dell’attuazione perché occorre
1) rilanciare e riorganizzare i Distretti per la gestione della sanità territoriale, con autonomia di budget e responsabilità di spesa e con il coinvolgimento e la partecipazione dei Comuni;
2) rimettere al centro il ruolo delle cure primarie e della medicina di base, con nuove condizioni e sistemi organizzativi e di supporto infermieristico, incentivando l’aggregazione dei medici di famiglia, in gruppo o in rete, per realizzare strutture ambulatoriali sul territorio con ampia disponibilità di accesso nella giornata e capaci di offrire un’ampia gamma di prestazioni;
3) rafforzare e intensificare l’assistenza domiciliare sviluppando servizi territoriali di presa in carico della cronicità, servizi ambulatoriali e di telemedicina e tecnoassistenza, integrandoli con i servizi sociosanitari e sociali;
4) realizzare il riordino del sistema di degenza territoriale e di prossimità, attuando in tempi rapidi i presidi ospedalieri e sociosanitari di comunità in ogni Distretto con sufficienti posti letto rispetto ai bisogni nel territorio.