Secca del Po e turismo archeologico: vietata la raccolta di reperti

Siccità, allarme per il possibile trasferimento delle acque dal Garda al Po. In arrivo misure straordinarie

SERMIDE E FELONICA – La grande secca del Po ha incentivato il ‘turismo archeologico’ lungo le sponde del fiume, con numeri che non si erano mai visti prima, ma prelevare reperti dal fiume può costare molto caro.
Lo ricorda il Comune di Sermide e Felonica dove il sindaco Marco Bortesi ha firmato un’ordinanza con cui avverte che “le atività di individuazione, raccolta e rinvenimento di reperto archeologici e manufatti di qualsiasi periodo preistorico, protostorico o epoca storica sul territorio comunale e in particolare sull’asta fluviale del Po devono essere debitamente autorizzate dal Ministero della Cultura come previsto dall’art. 89 del d.lgs n° 42/2004” (https://www.comune.sermideefelonica.mn.it/index.php/archivio-news-e-avvisi/news-dal-comune/706-reperti-archeologici?fbclid=IwAR0tVIj62uH1ZDsisb7WujuUtdH-L3-rHHOAvsGk7pKMtVo34xTVhmxrJhw)
I trasgressori saranno puniti con le sanzioni previste dalle normative relative a “violazioni in materia di ricerche archeologiche” (art. 175 del Codice dei beni culturali e del paesaggio) e dunque con l’arresto fino a un anno e un ammenda da 310 a 3099 euro.
Viene anche specificato “che il d.lgs. n.42 del 22 Gennaio 2004 cataloga come beni archeologici tutti quelli con più di 70 anni, di conseguenza anche quelli risalenti alla seconda guerra mondiale”.
A permettere il ritrovamento di reperti non è solo la magra del fiume, “ma l’alternanza tra una piena, che smuove i sedimenti, e una secca che li fa riemergere”, aveva spiegato di recente all’Agi Davide Persico, professore associato di Paleontologia all’Università di Parma. Quest’anno il fiume ha restituito un cingolato tedesco della seconda guerra mondiale (Il semicingolato tedesco recuperato dal Po pronto per il restauro. Si conta di ultimarlo per “Storia in movimento” a fine luglio ) e pezzi di muro del castello di Polesine Parmense. Ma anche fossili di animali vissuti nella pianura padana centinaia di migliaia di anni fa.
“Negli ultimi anni – aveva sottolinea Persico – sono emersi fossili di bisonte, mammut, elephas antiquus (un elefante vissuto da 550.000 a 70.000 anni fa), rinoceronte di Merck (vissuto fino a 40 mila anni fa), leone delle caverne, un cranio ben conservato di megacero (un cervo gigante estintosi circa 10 mila anni fa) e per un ultimo una mandibola di lupo”. Il professore, scrive sempre l’Agi, collabora con il museo Paleoantropologico del Po di San Daniele Po, in provincia di Cremona, dove questi fossili sono esposti.L’istituto ha messo in campo una iniziativa particolare: “I fossili vengono catalogati ed esposti con il nome dello scopritore”, aveva dichiarato Persico, sicuramente un incentivo a consegnare i reperti, come la legge obbliga a fare, e a non tenerseli per sé.