MANTOVA – Scoperte le sei pietre d’inciampo in via Trento vicino alla chiesa di San Gervasio in ricordo dei partigiani cattolici don Costante Berselli, Luigi Boselli, Giovanni Ferraiolo, Franco Finetti, Aldo Salvadori e Spartaco Spaggiari. Sei antifascisti del gruppo di Felice Barbano, deportati nel campo di concentramento nazista di Dachau. Solo don Berselli e Spaggiari fecero ritorno. Boselli e Ferraiolo furono fucilati, mentre Finetti e Salvadori morirono per le terribili condizioni del lager.
Proprio nella canonica della chiesa il gruppo, che era in collegamento anche con don Primo Mazzolari, aveva installato una radio ricetrasmittente per fornire informazioni ai servizi segreti britannici. Vennero scoperti dai tedeschi il 2 agosto 1944 e deportati in campo di concentramento.
“La Resistenza è stata un fatto corale – spiega lo storico don Giovanni Telò – perchè ha coinvolto persone di ogni orientamento politico, ideale, valoriale, e queste persone si sono impegnate in varie direzioni, chi con le armi, chi con le ricetrasmittenti, chi dando da mangiare alle persone direttamente impegnate nella resistenza, è stato davvero un fenomeno popolare che ha coinvolto anche i cattolici e in questo caso, anche due preti. Non dobbiamo mai dimenticare che dopo l’armistizio dell’8 settembre l’Italia era allo sbando, un Paese confuso, disorientato e il prete in quei momenti era un importante punto di riferimento sia dal punto di vista morale, ma anche per le necessità più urgenti e spicciole della popolazione e quindi noi troviamo in questi due don, due preti che si sono spesi fortemente in questa direzione”.
” Abbiamo bisogno di inciampare molto di più – ha detto il sindaco, Mattia Palazzi – e ringrazio la Cisl per questa iniziativa – purtroppo ci siamo tutti un po assuefatti, chiusi talvolta anche in riti stanchi e commemorazioni e abbiamo invece bisogno di ritrovare il cuore, l’anima, il nervo di quei valori che ricordiamo, perchè non dobbiamo solo avere memoria dei fatti storici, ma anche dei valori che hanno mosso quegli uomini e quelle donne. Dobbiamo ricordare il loro desiderio di uguaglianza, di emancipazione e la voglia di non farsi sopraffare dall’ingiustizia, dall’odio dal razzismo. Quella che hanno vissuto era una quotidianità intrisa di eroismo che ha costruito un movimento e non dobbiamo dimenticarcelo perchè quello che sta succedendo intorno a noi non parla di questi valori, ma li mette in discussione, per questo ricordare questi esempi è importante. In questi giorni ci sentiamo tutti un po più soli dopo la scomparsa di Papa Francesco, credenti e non credenti, perchè sentiamo tutti la mancanza di un esempio, che rappresenti questi valori. Abbiamo bisogno di ritrovare un quotidiano che sia dalla parte buona della vita”.
“In questi giorni la nostra attenzione è tutta per la scomparsa di Papa Francesco – spiega il Vescovo, Marco Busca – e proprio in questo caso ho riflettuto sul patriottismo di Bergoglio, un sentimento che lui stesso ha dichiarato con fierezza. Papa Francesco è stato un sincero patriota argentino dalla forte identità popolare innamorato della storia e della cultura della sua nazione e della sua vicenda familiare italiana che non ha mai dimenticato. Nel 2010 quando era arcivescovo di Buenos Aires ha detto: “Mi piace parlare di Patria, non di Paese o di Nazione. Il Paese è un fatto geografico, la Nazione è legale e costituzionale, mentre la Patria è quello che ci conferisce un’identità. Una persona che ama il luogo dove vive non è un paesista o un nazionalista, ma si dice che è un patriota”. Patria viene da padre, è l’eredità dei padri nel presente. L’amore per la Patria è un amore per la madre, per questo si chiama “madre patria” perchè qui siamo nati. “Se non siete patrioti – ha detto Papa Francesco – non farete nulla di valido nella vita, dovete amare la vostra terra”.
“Difendersi è lecito e un’espressione di amore alla Patria e noi oggi ricordiamo persone che hanno lottato per difendere la propria Patria – ha continuato il Vescovo – Non vuol dire solo ideale, ma un impegno concreto per la comunità. A noi italiani il Papa ha detto: “amate l’Italia che attraversa un inverno democratico preoccupante” – ecco ci sono tanti punti di contatto con la concezione del Papa che oggi ammiriamo, ma spero anche che non ci si fermi all’ammirazione, ma che si raccolga anche la sua eredità”.
“Anpi è qui per testimoniare un passato che non deve essere dimenticato e che non deve cadere nell’oblio – commenta Paola Longari, presidente provinciale Anpi Mantova – per evidenziare il coraggio di sei partigiani che hanno trasformato la paura in vita autentica. Il dolore deve essere incanalato per diventare motore del cambiamento positivo. Vogliamo sottolineare quanto la libertà sia importante, tanto lo fosse per questi sei partigiani che hanno dato tutto sè stessi. Credere nella libertà non è facile per chi è venuto dopo e non ha visto la dittatura, ma nemmeno per chi c’era perchè anche allora bisognava credere davvero nella libertà, fino ad immolare la vita. Siamo qui per coltivare la speranza in un tempo segnato dalle guerre e dalle ingiustizie. Papa Francesco ha assunto come motto giubilare “La speranza non delude” anche se la cosa facile è la disperazione è importante coltivare la speranza. A 80 anni dalla liberazione la nostra resistenza continua perchè come scrisse don Primo Mazzolari “la liberazione non è sempre la libertà sognata”, noi continuiamo la nostra lotta perchè la libertà sia un sogno che si avveri”.
Presenti alla cerimonia anche alcuni parenti: i figli di Spaggiari e i nipoti di don Costante Berselli “Questa giornata è una meraviglia – raccontano i nipoti di Don Berselli – un dono grandissimo da parte di chi ha promosso questa iniziativa, non solo pietre d’inciampo per gli ebrei ma anche per tutti quei mantovani che hanno fatto cose grandissime. Con questo ricordiamo tutto quello che è stato detto la loro forza, il loro coraggio che gli ha portati a rischiare la propria vita. Sono davvero un esempio eccezionale da ricordare”.
L’iniziativa è stata organizzata dalla Cisl Asse del Po con uno scopo
“Oggi è un giorno per ricordare questi partigiani con il posizionamento di queste pietre per non dimenticare – sottolinea Ivan Zaffanelli, segretario generale Cisl Asse del Po – la memoria è una cosa importante, come ci ha più volte ricordato Papa Francesco ed è un antidoto contro l’indifferenza. Da qui l’idea di organizzare questo evento affinchè anche i giovani possano capire ed essere portatori di questi valori”.
“Questi momenti hanno un grande significato perchè ci ricordano che dobbiamo fermarci a riflettere, a pensare, ad ascoltare le testimonianze e non dimenticare sei uomini che scelsero il coraggio quando sarebbe stato molto più facile tacere – ricorda Fabio Nava, segretario generale Cisl Lombardia – la loro morte non li ha fatti sparire, ma le loro opere continuano a parlarci ancora oggi e a scuotere le nostre coscienze. Queste piccole pietre sono lì per farci inciampare, non nel corpo ma nel pensiero, per farci rallentare e chiederci una volta in più da dove veniamo e quale futuro vogliamo davvero scrivere per le nuove generazioni che verranno. La memoria non è solo un dovere verso il passato, ma un impegno verso il futuro. Perchè, aimè, libertà, democrazia e vita umana non solo valori conquistati una volta per sempre, ma possono vivere solo dentro azioni quotidiane e come sindacalista la dignità del lavoro è parte essenziale di questa dignità. Quando cerchiamo di costruire un luogo di lavoro più giusto per le persone onoriamo il sacrificio di chi ha lottato per un mondo libero. L’augurio è che ogni inciampo, sia per noi da oggi occasione di riflessione, di crescita e di rinnovato impegno per un mondo più equo e giusto”.