Sempre più italiani chiedono aiuto alla Caritas. Giovani e casa le nuove emergenze

Da sinistra: Boldrini, Amati, Daolio, il vescovo Busca e Di Mauro

MANTOVA – Un calo del 10% dell’utenza Caritas, dovuto però al fatto che si sono esaurite le emergenze dell’anno precedente, ma un incremento delle richieste di aiuto da parte degli italiani, che hanno raggiunto il 30% del totale. Un altro dato che deve far riflettere è che il 10% delle persone che richiedono assistenza è in condizione di grave marginalità sociale, con problematiche particolari anche riguardo l’iscrizione anagrafica (assente e dunque con l’impossibilità di accedere a percorsi di inclusione). Queste casistiche toccano un picco del 20% tra gli stranieri e costituiscono il 14% delle situazioni incontrate. Il Comune di Mantova da anni ha attivato tutte le possibilità di ovviare a questi problemi, come l’iscrizione delle persone senza fissa dimora, le residenze fittizie e gli accordi col terzo settore. La speranza di Caritas è che altri comuni ne seguano l’esempio.

Sono questi alcuni dei dati salienti contenuti in “Accompagnare la speranza” il titolo del rapporto Caritas 2023 (a questo link il rapporto completo), sulle attività svolte dai centri di ascolto della Chiesa mantovana, presentato oggi a San Giorgio Bigarello, presso la comunità Mamrè. Un titolo che non è casuale, come spiega Matteo Amati, direttore della Caritas diocesana: “Aiutare le persone in difficoltà oggi non è solo una questione di dare strumenti tecnici, ma anche di poter riaccendere la speranza, il primo passo per promuovere un cambiamento. Quello della speranza è anche il tema del prossimo Giubileo”.

Sono 3.079 i nuclei familiari che si sono rivolti alla Caritas nel 2023, con il coinvolgimento di circa 10mila persone. Il profilo prevalente dell’utenza è quello delle famiglie, il 73% delle situazioni. Le persone sole sono il doppio tra gli italiani (27%) rispetto agli stranieri (13%), anche in conseguenza dell’età media più alta degli italiani.  Come dicevamo, gli accessi sono calati del 10%, ma questo non deve ingannare: se si sono interrotti i flussi della rotta balcanica (principalmente cittadini pakistani) e quelli legati alla guerra in Ucraina, l’allarme riguarda appunto la crescita dei nuclei italiani. In media le persone che chiedono aiuto, tra i nostri connazionali, sono più vecchie di 11 anni (47 anni di media) rispetto agli stranieri (36). All’aumentare dell’età si rende più difficoltoso il reinserimento lavorativo e crescono le problematiche di salute. Come la rilevazione evidenzia, infatti, il disagio dei più anziani si riflette su un numero superiore di piani rispetto ai più giovani, conseguentemente gli accompagnamenti degli italiani richiedono tempi più lunghi e una gamma di servizi più ampia e coordinata. Un lavoro che viene svolto quotidianamente dal gruppo dei 1300 volontari su tutta la rete e 54 operatori, dalle parrocchie e col supporto dei comuni, delle fondazioni e dei donatori.

Come sottolinea Davide Boldrini, responsabile dell’osservatorio diocesano delle Povertà e delle Risorse “C’è poi un altro 10% di utenza Caritas formato da famiglie sovra-indebitate, in difficoltà economica, rese estremamente fragili da queste crisi economiche ripetute, e che fanno fatica a provvedere agli impegni assunti. I servizi di aiuto economico della rete Caritas hanno sostenuto circa 315 nuclei familiari e in molti casi erogando aiuti per progetti per il miglioramento della situazione. Il 50% delle erogazioni sono andate a sostenere l’abitazione, e quindi il mantenimento, il pagamento delle utenze”. I nuovi accessi al servizio (115) consolidano questa tendenza. Le famiglie sovraindebitate che accedono ai servizi (che prevedono anche debt counseling e strumenti di educazione finanziaria) sono per il 75% italiane.

“Un quarto delle erogazioni, inoltre, sono destinate alle spese di scolarizzazione dei minori – prosegue Boldrini -. Anche il rapporto ISTAT 2023, rileva un incremento della povertà minorile. Ci sono famiglie per cui i percorsi scolastici dei figli non sono più garantiti”.  Sempre più processi di impoverimento, infatti, coinvolgono giovani e minori e questo si ripercuote sull’accesso all’istruzione e alla formazione, andando a compromettere la speranza di un futuro non destinato alla povertà e al disagio.

“Inoltre va osservata la crescita del disagio abitativo – conclude Boldrini -, che è una vera e propria emergenza sul territorio, perché non coinvolge solo famiglie fragili, ma diventa anche un freno allo sviluppo. Molte iniziative di carattere imprenditoriale, infatti, hanno richiesto manodopera nel territorio che hanno fatto fatica a reperire per il fatto che un sistema di trasporti non ottimale e una mancanza di abitazioni rende difficile per le attività produttive insediarsi e svilupparsi. Un tema che in qualche modo coinvolge la comunità tutta intera e non solo chi è in difficoltà”. Il 25% dell’utenza presenta problematiche abitative, non a caso il primo posto delle erogazioni del servizio Proximis si rivolge alle spese per l’alloggio. La perdita della casa è spesso l’inizio del processo di esclusione sociale e il mercato attuale non aiuta l’attenuazione del problema.

Sull’emergenza abitativa ha posto l’accento anche il vescovo di Mantova Marco Busca, che poi ha aggiunto “il report offre una fotografia che ci rende più consapevoli delle povertà che sono sempre più complesse, mutevoli, e che ci chiedono una risposta in rete. La Chiesa risponde con degli strumenti pastorali che riguardano innanzitutto le “opere segno”: i centri di ascolto, i servizi caritativi di Abramo nei diversi settori della fragilità. Non siamo noi a risolvere con una risposta totale il problema, segnaliamo una criticità e una possibile risposta, specialmente attraverso la prossimità. Non soltanto l’assistenza e cioè riuscire a far fronte ai diritti basilari delle persone, non solo la solidarietà, ma soprattutto la fraternità, cioè valorizzare la dignità di ogni persona e il contributo che può dare alla società. Lo strumento che offriamo è per il territorio: lanciamo anche un appello alla società mantovana perché si renda conto per tempo di quali sono le povertà emergenti, programmando interventi efficaci e tempestivi, che riescano a trovare in una rete tutti gli attori che possano concorrere la cultura dello scarto, educando la società ad essere più inclusiva. Se diamo speranza ai più disperati, possiamo pensare di avere speranza per tutti”.

In generale la ricettività del sistema è aumentata, e la Chiesa mantovana è sempre al fianco delle istituzioni per mantenere attiva ed efficace la rete di protezione sociale degli emarginati. In questa logica è rinnovata anche l’accoglienza invernale nel rifugio notturno di via Cairoli, che nello scorso anno ha accolto 50 persone che altrimenti non avrebbero avuto dove andare.