Sequestrati beni per 72 mln a imprenditore cremonese. Sigilli a case a Castel Goffredo e a Cavriana e indagati a Sabbioneta

CAVRIANA-CASTEL GOFFREDO C’è anche Mantova tra le province in cui sono state condotte le indagini dell’operazione “doppio click”, diretta dalla procura della Repubblica di Cremona.
I militari del comando provinciale della Guardia di Finanza hanno denunciato 15 membri di un sodalizio criminale sequestrando beni mobili ed immobili per oltre 72 milioni di euro.
A Castel Goffredo e a Cavriana sono stati sequestrati alcuni immobili mentre due persone residenti a Sabbioneta risultano indagate.

I finanzieri hanno dato esecuzione al provvedimento di sequestro preventivo disposto dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Cremona relativo a beni e disponibilità finanziarie per oltre 72 milioni di euro. In particolare le condotte criminose – realizzate in più Paesi dell’Unione Europea – sarebbero state portate a termine facendo ricorso a un ampio numero di società cartiere e con l’aiuto di soggetti prestanome che, coordinati e diretti dall’ imprenditore cremonese, Marco Melega  avrebbero consentito di frodare l’erario mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture false.
Il meccanismo si basava sulla pubblicizzazione di siti internet attraverso i quali venivano posti in vendita prodotti di vario genere e natura a prezzi di assoluta convenienza. In realtà, i beni pubblicizzati non esistevano e i proventi delle truffe venivano ricondotti, attraverso società inesistenti e prestanome compiacenti, nella disponibilità degli organizzatori dell’associazione criminosa. Il meccanismo così architettato, oltre a consentire il riciclaggio dei proventi delle truffe, veniva anche utilizzato per consentire ulteriori condotte delittuose di evasione e frode fiscale da parte di imprenditori operanti in diverse province del territorio nazionale.

Sono stati complessivamente sottratti a tassazione oltre 120 milioni di euro con una evasione dell’iva superiore a 44 milioni di euro, nonché indebite compensazioni di imposta basate su crediti non spettanti per oltre 3,7 milioni di euro. Ai fini dell’esecuzione, si è rilevata la presenza di beni aggredibili anche all’estero, e pertanto, con il coordinamento dell’ufficio di Eurojust (l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale) e tramite appositi “certificati di congelamento” redatti ai sensi del Regolamento UE 1805/19, l’operazione è stata condotta in contemporanea in altri 4 Stati dell’Unione europea, ossia Belgio, Bulgaria, Germania e Svezia, paesi ove sono presenti rapporti finanziari, rapporti bancari, beni mobili ed immobili direttamente ed indirettamente riconducibili agli indagati.
Oltre a Mantova e a Cremona, sul territorio nazionale le attività sono state condotte nelle province di Milano, Brescia, Pavia, Bergamo, Lodi, Varese, Parma, Piacenza, Venezia, Verona, Vicenza, Roma, Frosinone, Genova, Sassari, Torino, Treviso, Siena e Taranto. Le Fiamme Gialle hanno sottoposto a sequestro 127 immobili e terreni, 28 beni mobili tra cui imbarcazioni di pregio ed autovetture di grossa cilindrata, 750 rapporti bancari e finanziari riconducibili a 43 persone fisiche e giuridiche coinvolte nella frode.

L’imprenditore Melega: “Mai rapporti con maggior parte società coinvolte in operazione ‘doppio click'”

Mai rapporti con la maggior parte delle società coinvolte nell’operazione della Gdf ‘doppio click’. Lo precisa, “in relazione alle notizie apparse oggi su tutte le testate giornalistiche, con riferimento all’esecuzione di un sequestro preventivo per 72.000.000 di euro”, l’imprenditore Marco Melega, spiegando che “il procedimento cui si fa riferimento attiene esclusivamente a presunti reati tributari contestati a numerose società con le quali lo stesso non ha avuto alcun rapporto e non ha nessuna attinenza invece con la cosiddetta ‘operazione doppio click’ come erroneamente riportato da numerosi articoli”.
“Riservando ogni difesa nel merito alle opportune sedi e pur rispettando il lavoro della magistratura – si legge nella nota – non può però non essere evidenziato come il sequestro in fase di esecuzione abbia colpito quasi interamente beni non di proprietà di Marco Melega né direttamente né per interposta persona, la maggior parte dei quali nemmeno nella sua disponibilità”.

“Sconcerta il fatto che Marco Melega sia a conoscenza del sequestro di alcuni (pochi) beni e stia invece apprendendo solo dagli articoli di stampa che altri numerosi beni, non propri ma a lui attribuiti, siano sottoposti a sequestro anche in queste ore. E preoccupa ancor più vedere oggi on-line le fotografie scattate dagli inquirenti durante le operazioni di perquisizione e sequestro o i video dagli stessi effettuati per il mezzo di droni e atti a spettacolarizzare la ‘missione’ della Gdf ed, evidentemente, trasmessi poco dopo ai giornali nonostante il segreto istruttorio e le indagini in pieno corso, aspetto sul quale ci si riserva ogni azione”, sostengono gli avvocati Luca Angeleri e Ilenia Peotta, sottolineando che “l’operazione, la sua pubblicizzazione con cifre estremamente gonfiate e le fotografie e i video effettuati da Procura e Gdf e passati in tempo reale alla stampa paiono finalizzati a fare notizia e pubblicità più che ad accertare davvero la verità evitando sequestri spettacolari e a strascico e coinvolgendo anche e soprattutto beni e soggetti estranei alla vicenda”.