BRESCIA – Tangenti per fondi sulla ricostruzione post terremoto, condannati i Todaro e altri 5 imputati, ritenuti colpevoli, per le mazzette, ma senza l’aggravante mafiosa.
Questo l’esito del processo con rito abbreviato dell’inchiesta “Sisma” che ha visto cancellare il 416bis, mentre ha confermato i reati di corruzioni, di false fatturazioni, di minacce, gli abusi.
Il giudice bresciano, recuperando il giudizio del tribunale del Riesame, ha cancellato il 416 bis dai capi d’imputazione dei 21 indagati (https://mantovauno.it/cronaca/tangenti-per-i-fondi-post-sisma-nel-mantovano-gia-caduta-laggravante-mafiosa/)
Giuseppe Todaro, 37enne residente a Reggiolo, nipote del boss Antonio Dragone, era accusato di condotte illecite per facilitare la concessione di contributi pubblici per il ripristino degli immobili privati nei comuni mantovani che subirono il terremoto del 2012, ieri è stato condannato a 6 anni, 4 mesi e 10 giorni, grazie allo sconto di in terzo della pena previsto per il rito abbreviato, a fronte della richiesta dei pm della Dda di Brescia di 14 anni. Il padre Raffaele Todaro è stato condannato a 5 anni, 7 mesi e 10 giorni (i pm avevano chiesto 9 anni). Genitore e figlio sono stati riconosciuti responsabili di concussione e fatture per operazioni inesistenti; il 37enne anche di corruzione, estorsione e abuso d’ufficio, mentre è stato assolto dall’accusa di falso. Entrambi sono stati assolti anche da una vicenda di fatture contestate. Giuseppe Todaro è stato condannato anche a risarcire una parte civile, avrebbe infatti costretto un geometra a conferire l’appalto per ricostruire un edificio a Villa Poma (Mn) a ditte ricondotte alla famiglia Todaro.
Per loro anche interdizione perpetua dai pubblici uffici,e divieto di avere rapporti con le pubbliche amministrazioni e di avviare attività commerciali per 10 anni. Sancite le confische di denaro e beni per centinaia di migliaia di euro.
Rito abbreviato anche per gli altri imputati, con riduzione delle pene: tra questi un solo patteggiamento, quello di Giuseppe Di Fraia, il poggese allora titolare della Edilcostruzioni, che dopo aver confessato una corruzione per le pratiche inerenti a un immobile di Tramuschio, per lui la condanna è di 2 anni e 9 mesi. Tolti tre indagati che saranno processati a Bologna per competenza territoriale, degli altri 9 che hanno optati per il rito ordinario tre sono stati prosciolti, e gli altri 7 rinviati a giudizio: compariranno davanti al tribunale di Mantova il prossimo 8 aprile.
Le altre condanne
2 anni e 6 mesi per Antonio Ruggiero, amministratore unico della ditta omonima di Suzzara accusato di false fatturazioni a favore della Bondeno, l’azienda manovrata dai Todaro; 2 anni per Alfonso Durante, e un 1 e 10 mesi (pena sospesa) per il fratello Antonio Durante, titolari della Global Consorzio di Reggio Emilia. 1 anno e 6 mesi (pena sospesa) per Enrico Ferretti, consulente finanziario di Guastalla, dipendente della filiale di Reggiolo del Credito Emiliano, accusato di essersi speso per l’apertura di un conto corrente alo scopo di imboscare i soldi della Bondeno prima che il conto venisse bloccato. 1 anno e 10 mesi per Claudio Pasotti, di Moniga del Garda, accusato di false fatturazioni in qualità di amministratore di due società bresciane a favore della Bondeno.