PEGOGNAGA – L’esplosione ormonale, prevalendo sulla padronanza neuronale, negli adolescenti che inciampano nel bullismo cybernetico, crea guai seri non solo a quelli che smanettano telefonino o pc ma anche agli stessi genitori. I quali non hanno contezza della serietà del problema. Rischiano grosso persino le stesse vittime del cyberbullismo.
E’ questa l’estrema sintesi dell’esaustiva conversazione tenuta nell’aula polifunzionale della scuola primaria di Pegognaga dall’avvocato Silvia Allai a genitori, insegnanti, educatori sul tema “Adolescenza digitale e responsabilità penale”, con la partecipazione dell’assessore PI Manuela Tirelli, don Flavio Savasi parroco, don Nicola Cattarin vice.
Introdotta dal reggente dell’istituto comprensivo Stefano Trevisi, dirigente dell’I.C. Il Milione di Suzzara, che ha sottolineato come «Non si tratta tanto di vietare il telefonino, quanto di far capire che l’uso comporta responsabilità penali», Allai con evidente padronanza della materia ha richiamato genitori educatori ed istruttori alla costante attenzione dei segnali devianti nell’uso degli strumenti digitali da parte degli adolescenti per evitare loro d’incorrere in veri reati. Che quasi sempre iniziano come gioco della cui portata i ragazzi non si rendono conto. E’ pur vero che il bullismo è preesistente all’era digitale, ma internet ne ha amplificato la gravità e la conseguente espiazione, che colpisce non solo chi inizia, ma anche chi subisce e persino chi all’altro capo del mondo riceve e conserva foto proibite. «Con l’introduzione di internet – rimarca Allai – sono aumentanti esponenzialmente i reati. E non è un’attenuante aggrapparsi alla frase pronunciata persino dai genitori: lo fanno tutti. Altre illusioni: quella di rimanere anonimi e che spento il pc tutto entri nell’oblio. Al contrario: si perpetua e si amplifica». Quantunque il compito dei genitori diventi sempre più oneroso, non devono mai trascurare nulla, perché il ragazzo a 14 anni entra nel penale.
Riccardo Lonardi