ROMA – Ha preso il via ieri a Roma il tavolo ministeriale durante il quale è stato presentato il “Progetto Porto Marghera”, ovvero il piano di riconversione del polo chimico veneto dopo la chiusura dell’impianto di cracking di Versalis che si svilupperà nei prossimi anni e prevederà, per il periodo 2022‐2025, investimenti di circa 530 milioni di euro. Il piano avrà ovviamente ricadute anche sullo stabilimento di Mantova.
Al primo confronto erano presenti i futuri firmatari del Protocollo d’intesa che regolerà il ‘progetto’ industriale e le sue ricadute nei diversi territori italiani, e quindi i Ministeri dello Sviluppo Economico e della Transizione Ecologica, le Regioni Veneto, Lombardia e Emilia-Romagna, il Comune di Venezia, Eni Spa, Versalis Spa, Eni Rewind Spa e Fictem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, Ugl Chimici e Fialc Cisal.
“Un piano industriale dal quale avviare la discussione. Ora però bisogna rafforzarlo e assicurarlo con tutti quegli aspetti che garantiscano, con certezze economiche e commerciali, anche il futuro dell’intero comparto della chimica in Italia”. Così l’assessore regionale allo Sviluppo economico e lavoro dell’Emilia Romagna, Vincenzo Colla, al termine dell’incontro, secondo quanto riportato da Ravennanotizie.it
Ribadito che la chiusura del cracking a Marghera è stato “un grave errore di politica industriale a garanzia delle nostre filiere industriali”, Colla ha rilevato che “sul testo dell’accordo servono maggiori garanzie e approfondimenti sugli investimenti, per capire ad esempio le conseguenze sulle forniture e l’impatto sociale”.
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