Suzzara Iveco, cresce la produzione. Accordo per stabilizzare i lavoratori. Fim: “Buon risultato ma ancora troppi precari”

SUZZARA – Iveco aumenterà la produzione nello stabilimento di Suzzara nel 2023 rispetto allo scorso anno e un ulteriore incremento ci sarà nel 2024. E’ quanto comunicato stamani dalla dirigenza dell’azienda nell’incontro con i sindacati provinciali di Fim, Uilm, Fismic. Aqcf, Ugl, unitamente alle Rsa.
Dunque, nonostante una congiuntura non facile con la Germania in recessione, la guerra in Ucraina e ’inflazione che sembra non rallenterà facilmente nel breve periodo, il numero di veicoli che uscirà dallo stabilimento suzzarese è previsto in continuo aumento nel breve e medio periodo.
“L’azienda intende procedere con l’accordo firmato il 6 aprile del 2022 con la stabilizzazione entro il mese di luglio di 230 lavoratori somministrati rientranti nel suddetto accordo che prevedeva all’epoca la proroga del loro contratto di ulteriori 12 mesi (diventando di 24) e confermando la continuazione del turno notturno. Alla fine di questa stabilizzazione rimarranno circa 430 lavoratori somministrati e staff leasing per 239. E’ stato fatto un accordo quindi per prorogare il contratto di altri 12 mesi (che diventano in totale 24) con l’impegno delle parti a incontrarsi trimestralmente per verificare l’andamento produttivo dello stabilimento di Suzzara” spiegano i sindacati
“Come Fim Cisl Asse del Po riteniamo quello ottenuto ad oggi un buon risultato. Vi sono però ancora molti lavoratori precari e negli incontri che sono già previsti dall’accordo firmato oggi, lavoreremo per far sì che il maggior numero possibile dei lavoratori precari venga stabilizzato” dichiara Stefano Bridi segretario della Fim Cisl Asse del Po.
All’incontro si erano presentati anche i rappresentanti della Fiom Cgil ma hanno presto lasciato il tavolo a causa di una discussione con la dirigenza dell’azienda su un guasto all’impianto di climitazzazione. “Non c’erano più le condizioni per rimanere al tavolo in quanto in questa situazione, per la quale non abbiamo ottenuto risposte, riteniamo  non ci siano le condizioni di sicurezza per lavorare, condizioni che devono prevedere un microclima adeguato”.