GRAZIE (CURTATONE) Tre vescovi insieme per ricordare l’arrivo a Mantova trent’anni fa, il 22 e 23 giugno 1991, di San Giovanni Paolo II. Tre vescovi a simboleggiare la continuità della Chiesa mantovana con i messaggi che Papa Wojtyla lanciò durante quei due giorni indimenticabili in cui toccò Mantova, Castiglione delle Stiviere e Curtatone dove si recò due volte, la prima per visitare la Casa del Sole e la seconda a Grazie, là su quel sagrato dove oggi pomeriggio il vescovo emerito Roberto Busti ha presieduto la messa concelebrata con il vescovo Marco Busca che ha tenuto l’omelia.
Il vescovo emerito Egidio Caporello ha inviato un messaggio, che è stato letto dal rettore del Santuario delle Grazie don Giovanni Lucchi, con il quale ha invitato i fedeli che furono testimoni dell’arrivo del Papa a Mantova “a raccontare ai ragazzi cosa rappresentarono quei giorni, facciamo si che il seme sparso non vada disperso”.
Il vescovo Marco, nell’omelia, ha ricordato alcuni passaggi del Pontefice lanciati durante quei due giorni mantovani in cui tenne “sette discorsi e cinque omelie”.
Quel Papa che “sapeva entusiasmare i giovani e che ai giovani a Castiglione delle Stiviere disse di non appiattirsi sulla mediocrità, ma di prendere in mano la propria vita per farne un capolavoro”.
Monsignor Busca ricorda come Wojtyla rimase mezz’ora in preghiera al Santuario di San Luigi, incurante della tabella di marcia, per pregare e chiedere l’intercessione del Santo per la Giornata mondiale della Gioventù che si sarebbe celebrata in agosto. Poi torna alla prima omelia che tenne pochi giorni dopo essere diventato Papa, con quelle parole diventate famosissime: “Non abbiate paura, aprite, spalancate le porte a Cristo. Parole rivolte non solo a uomini e donne ma ai sistemi economici e politici” sottolinea Busca che spiega come per portare questo messaggio Wojtyla “intraprese un viaggio apostolico per il mondo intero”.
Quindi un cenno ancora alla visita a Mantova, alla firma che appose a Grazie a fianco del dipinto, dono dei madonnari, che rappresentava il “Giudizio universale”.
“Ha disegnato una stella simbolo mariano e messo le sue iniziali da pontefice”, un segno di plauso per l’opera ma anche di apertura della Chiesa al mondo, “quella stessa apertura iniziata già con i suoi predecessori Giovanni XXIII e Paolo VI”.
Il vescovo conclude ricordando il messaggio alle famiglie che il Papa lanciò durante la messa in Piazza Sordello. “Voi siete i santuari della vita” disse il Pontefice “a ribadire ancora una volta come il futuro della comunità mantovana, ma anche della Chiesa e del mondo intero passi attraverso il recupero della famiglia”.
Emozionante, prima della benedizione finale, il saluto dalla finestra del vescovo Egidio, accompagnato dagli applausi dei fedeli. Un saluto che ha voluto fare proprio con uno di quei cappelli che i ragazzi di Castiglione delle Stiviere trent’anni fa sventolavano in aria durante il loro incontro col Papa. Quella del resto rimarrà una delle immagini simbolo della due giorni mantovana di quel Pontefice che sapeva parlare e farsi ascoltare, soprattutto da intere generazioni di giovani a cui è riuscito sempre a toccare il cuore.