Treni merci, Orsa: “Cfi, accordo capestro che apre la strada a dumping tra imprese ferroviarie”

MANTOVA – Il sindacato Orsa lancia l’allarme: gli ultimi accordi sottoscritti nelle ultime ore dai sindacati Cgil, Cisl e Uil per quanto riguarda le condizioni di utilizzazioni dei lavoratori di CFI (impresa ferroviaria merci, terzo operatore del settore di proprietà del Fondo F2i e che effettua servizi anche nel mantovano), sono, a parere dell’organizzazione autonoma “ai limiti dell’umana sopportazione”.

Gli accordi prevedono 10 rfr mensili, viaggi fuori servizio considerati lavoro solo al 50%, visibilità mensile dei riposi, periodi di ferie estive programmati fino a metà ottobre, servizi notturni considerati tali solo se interessano per 3 ore fascia 00.00-5.00, riposo minimo giornaliero a 13 ore anche per i servizi notturni, riposo minimo settimanale anche inferiore a 48 ore.
“Questo accordo, tra l’altro – prosegue Orsa -, arriva in un momento delicato nelle trattative con Mercitalia, azienda fortemente in crisi, i cui lavoratori hanno già vissuto negli anni pesanti peggioramenti normativi, spesso condizionati da una concorrenza a ribasso che, da oggi, ha subìto l’ennesimo scivolamento verso il basso. Quanto avvenuto in CFI lo abbiamo visto accadere in Italo nel 2011, quando nastri lavorativi a 12 ore hanno legittimato le pretese aziendali di Trenitalia rispetto ai peggioramenti avvenuti nel 2012 sugli equipaggi. Nel 2018, di nuovo in ITALO, abbiamo impedito che la storia si ripetesse, imponendo una modifica strutturale agli accordi sottoscritti ed avvicinando sensibilmente le condizioni di lavoro tra imprese concorrenti. Oggi, in CFI, ORSA FERROVIE è impegnata in una battaglia legale per il riconoscimento delle relazioni industriali che, nonostante una nutrita rappresentanza di associati tra i dipendenti della Società, le vengono impedite, per evitare di recare disturbo ad una gestione aziendale che ci appare sempre più simile ad una “consorteria” che impedisce, tra le altre cose, anche le indizioni delle RSU per evitare che i lavoratori abbiano rappresentanze dirette in Azienda”.
“Non ha alcun senso rivendicare a parole l’applicazione della clausola sociale per imporre il
Contratto delle Attività Ferroviarie alle Imprese che fanno trasporto su ferro (passeggeri e
merci) e poi sottoscrivere accordi – osserva Orsa –  che creano distorsioni concorrenziali utilizzando come teste di ariete i lavoratori delle imprese private, spremuti in orari di lavoro che superano, anche di molto, i confini della dignità”.
“È evidente che il dumping contrattuale prodotto da certe scelte rischia di avere pesanti effetti anche su altri lavoratori del settore. Inutile cercare giustificazioni nel “mercato” che impone peggioramenti, quando poi, senza nemmeno avere proclamato una sola ora di sciopero per tentare di arginare le scellerate politiche datoriali, anche in aziende solide come CFI, il “mercato” viene legittimato dalle parti sociali. Orsa Ferrovie ritiene che seppure non vi siano norme specifiche che impongono un referendum tra i lavoratori per questo genere di accordi, sia indispensabile che il personale possa esprimere il proprio giudizio su quanto pattuito tra le parti. Siamo certi che gli stessi firmatari troveranno opportuno mettere al vaglio dei lavoratori i contenuti pratici di quanto sottoscritto e prevedere una consultazione referendaria tra i lavoratori”.