MANTOVA – Basilica di Sant’Andrea gremita questa sera a Mantova con un migliaio di fedeli che hanno partecipato alla messa di suffragio di Papa Francesco presieduta dal vescovo Marco Busca e concelebrata da una cinquantina di sacerdoti della diocesi.
Durante l’omelia, il vescovo ha tracciato un intenso ritratto del Pontefice, ricordandone il magistero e lo stile pastorale. “Francesco – ha detto – ha portato avanti con forza una riforma interna della Chiesa, centrata su parole chiave come kèrigma, misericordia, missionarietà e sinodalità”. Elementi, questi, che hanno rappresentato per il Papa i cardini di un rinnovamento ecclesiale profondamente evangelico.
Busca ha poi sottolineato la straordinaria capacità comunicativa di Francesco, capace di dialogare con tutti, credenti e non credenti, in ambiti tra loro molto diversi. “Sapeva trovare le parole giuste per ogni interlocutore – ha ricordato – ed è rimasto un discepolo appassionato fino alla fine, con uno stile giovanile e dinamico”. Non a caso, ai giovani ripeteva spesso: “Cristo è la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Cristo tocca diventa giovane, nuovo, si riempie di vita”.
Non manca il riferimento al nome scelto dal Pontefice, ‘Francesco’ e alla sua “povertà francescana che traspariva dallo stile sobrio e dalla preferenza per le forme modeste nelle cerimonie ufficiali come nelle abitudini quotidiane”.
Nel cuore della riflessione, il vescovo ha evocato anche la profonda coerenza spirituale di Francesco, che vedeva nella preghiera e nella fede il fondamento dell’azione ecclesiale: “Senza la fede tutto crolla e senza la preghiera la fede si spegne”. Un Papa che è rimasto fedele alla missione ricevuta fino all’ultimo respiro, condividendo anche i momenti liturgici della sua ultima Settimana Santa con il popolo.
Nel ricordo di Busca non è mancato un riferimento al legame instauratosi tra Francesco e il territorio mantovano. “Come sacerdote gesuita prima e poi come vescovo, Francesco si è riconosciuto nel pastore che ha l’odore delle pecore, non a caso quando venne a Bozzolo nel giugno 2017 per omaggiare don Primo Mazzzolari, che ha chiamato il parroco d’Italia, si è immerso nel nostro contesto tant’è che per il suo discorso ha usato tre immagini tipiche del nostro territorio: “il fiume, la cascina e la pianura”.
Come riformatore, Francesco si è sempre ispirato al Concilio Vaticano II e alla visione profetica di Paolo VI, di cui si sentiva erede. Diceva spesso: “Il Concilio adesso è da fare”». La misericordia, presente fin dal suo motto episcopale, ha guidato tutto il suo pontificato: uno stile da applicare anche nel discernimento morale, con attenzione ai vissuti concreti delle persone.
Busca ha anche ricordato una delle immagini più emblematiche usate da Francesco: quella della Chiesa non come un club esclusivo, ma come un ospedale da campo. “Un’immagine – ha sottolineato il vescovo – che parla di una Chiesa aperta, capace di accogliere, integrare e rinnovarsi in chiave missionaria”.
Infine l’invito, relativamente al prossimo conclave, di fronte alle continue previsioni che in questi giorni si stanno rincorrendo sui media, “a reagire con sapiente equilibrio e spirito di fede” perchè “l’elezione del papa non è un gioco di poteri politici ma un’azione ecclesiale di portata universale”.
Una celebrazione quella di questa sera che ha offerto alla comunità dei fedeli mantovani non solo un momento di preghiera e raccoglimento, ma anche un’occasione di forte partecipazione e riflessione, per rendere omaggio a un Pontefice che ha saputo toccare il cuore della gente e lasciare un’impronta profonda nella storia della Chiesa.