MANTOVA – Un elenco di farmaci, già utilizzati nei pazienti Covid, che cambia a seconda della gravità delle condizioni degli stessi pazienti, pubblicato da ieri su bollettino dell’Unità d Crisi dell’Asst di Mantova e indirizzato a tutti i reparti degli ospedali.
E’ quello stilato dal primario del reparto malattie infettive dell’ospedale Carlo Poma Salvatore Casari che dà una serie di indicazioni terapeutiche per combattere un virus per il quale un farmaco ad hoc ancora non esiste e contro cui bisogna quindi intervenire con farmaci che vengono utilizzati al di fuori delle indicazioni ufficialmente registrate (off-label), in poche parole medicinali prima utilizzati per altre patologie.
Ecco dunque tra i nomi gli antimalarici clorochina e idrossiclorochima, poi ci sono gli antivirali già usati contro l’Hiv, l’antibiotico macrolide azitromicina, il tocilizumab finora impiegato soprattutto per l’artrite reumatoide, l’antitrombotico enoxaparina e altri farmaci che in queste settimane hanno dato risultati positivi nella cura dei malati contagiati da coronavirus. Nell’elenco compare anche il plasma iperimmune da pazienti guariti che tanti buoni risultati ha già dato nelle primissime settimane di utilizzo e di cui Mantova sta portando avanti una sperimentazione con capofila l’ospedale San Matteo di Pavia.
Per la verità le sperimentazioni che a Mantova si stanno portando avanti sono molteplici come spiega lo stesso primario Casari. “Per il tocilizumab ad esempio – spiega -io e il collega pneumologo Giuseppe De Donno stiamo lavorando su due sperimentazioni diverse, mentre insieme collaboriamo con Massimo Franchini, del Centro Trasfusionale per la sperimentazione con il plasma dei pazienti guariti. Personalmente sto poi portandone avanti un’altra con l’ospedale di Reggio Emilia sui fattori che possono favorire prognosi sfavorevoli nei pazienti Covid, mentre il primario della Fisica Sanitaria Giampietro Barai sta lavorando sulle diagnosi fatte con l’intelligenza artificiale”.
Per quanto riguarda i farmaci i problemi al momento sembrano legati soprattutto all’approvvigionamento e ai tempi delle autorizzazioni. E’ il caso del Remdesivir, un antivirale a suo tempo ideato per contrastare Ebola e la Sars, prodotto dall’americana Gilead, che ha dato risultati efficaci nella cura ma che si è potuto utilizzare pochissimo perché le scorte per l’Europa erano già esaurite quando la pandemia è esplosa e che è diventato ancora più difficile da recuperare da quando questa si è estesa agli Stati Uniti. Pare sia stato utilizzato raramente e solo per i malati più gravi. “E poi ci sono i tempi per le autorizzazioni dei farmaci, proprio come nel caso del Remdesevir da parte del Comitato Etico – conclude Casari – Lunedì ne ho fatto richiesta per una paziente. Con l’emergenza Covid i tempi si sono accorciati rispetto a prima e l’autorizzazione è da poco arrivata ma considerando l’approvvigionamento non riusciremo ad avere il farmaco prima di sabato. Giorni che sarebbero invece preziosi per la terapia”.