“Oggi, a meno di 100 giorni dalle Olimpiadi Invernali, si ripete lo stesso copione visto ai tempi di Expo. Da allora nulla è cambiato, piani straordinari, fondi pubblici e grandi annunci che mascherano la cronica inefficienza di un’azienda al collasso. La fusione tra Trenitalia e LeNord, nata in via transitoria per gestire l’evento del 2015 e poi resa permanente, ha prodotto bilanci disastrosi, manutenzioni fittizie e un uso speculativo delle risorse pubbliche”.
Questa la denuncia di UTP – Associazione Utenti del Trasporto Pubblico, sulla situazione riguardanti disservizi e disagi per pendolari e viaggiatori che quotidianamente usufruiscono del servizio di Trenord. “È da quando è nata 13 anni fa che Trenord affronta le proprie difficoltà di soppressioni e ritardi sempre maggiori con l’ennesimo piano anticrisi – prosegue l’associazione -. Tagli e soluzioni tampone che non toccano le cause reali di una fusione sbagliata tra FNM e FS, nata per sbandierare un malcelato federalismo ferroviario. Una concentrazione monopolistica che ha garantito a Trenord alti sussidi pubblici senza l’effettivo onere della gestione”.
“Dirigenti privi di competenze ma con stipendi da favola, un’organizzazione incapace di unificare due culture aziendali diverse, un alto tasso di consociativismo e un conflitto costante tra i vertici sostenuti da FNM a Milano e quelli appoggiati da FS a Roma, queste le vere radici del fallimento di un presunto federalismo ferroviario mai realizzato. Sogno impossibile, senza una netta separazione come stabilito dalla Direttiva 2012/34/UE, tra chi programma e finanzia i servizi ferroviari e chi li gestisce. La normativa europea impone che le funzioni di gestione dell’infrastruttura e di erogazione del servizio siano distinte, con conti separati e senza possibilità di trasferire fondi pubblici da un’attività all’altra.
In Lombardia, invece, la Regione è al tempo stesso committente, controllore e socia del vettore Trenord, una commistione che genera conflitto d’interessi, inefficienza e assenza di reale concorrenza”.
“Impossibile non ricordare che i numerosi piani anticrisi adottati nel tempo, per le nevicate, per il caldo eccessivo, per le ferie del personale, per la carenza di treni, per le vertenze sindacali e per l’inefficienza di RFI e di FNM, non sono mai stati risolutivi. Tutti si sono risolti in un temporaneo ridimensionamento del servizio, senza affrontare i problemi strutturali che da anni paralizzano il trasporto ferroviario regionale”.
“Noi monitoriamo da tempo e costantemente la situazione, e da almeno due o tre anni abbiamo già osservato i primi segnali di quello che, per noi, è uno schema già collaudato in occasione di Expo – osserva UTP -.Il piano è proseguito con un disegno preciso, far finanziare con fondi nazionali una nuova flotta in capo a FNM, ben manutenuta e destinata alle proprie linee, lasciando invece a Trenitalia materiale in leasing logoro e senza piani di manutenzione reali. Una strategia costruita per risanare con denaro pubblico un’azienda locale che, dopo le Olimpiadi, ultima occasione per drenare fondi statali, chiederà, in uno scenario più che realistico, la scissione da Trenitalia, lasciandole in eredità solo mezzi da rottamare, personale esausto e pendolari esasperati”.
“È notizia di oieri, sui canali social di Trenord, la cosiddetta “Rivoluzione della Mobilità”, con la presentazione di 176 nuovi treni consegnati in livrea FNM, un dettaglio che contraddice la stessa identità visiva e di branding dell’azienda Trenord. Un paradosso che conferma come la proprietà reale dei convogli e la gestione del servizio restino due piani distinti e sbilanciati. Intanto i pendolari delle principali direttrici lombarde si chiedono dove siano questi treni, mentre nelle stazioni della regione si continua a viaggiare su convogli vecchi, sovraffollati e in costante ritardo, a fronte di annunci e promesse che, come troppo spesso accade, restano solo sulla carta”.
“Non servono più piani anticrisi o riduzioni di corse sulla Milano, Varese o sulla Milano, Sondrio. Servono responsabilità, trasparenza e una netta separazione tra chi programma e chi gestisce il servizio – conclude UTP -.Il tempo dei proclami è finito, i pendolari lombardi meritano verità, non propaganda”.





 




