“Web e vita reale devono essere complementari”. Così il vescovo ai giornalisti mantovani a cui raccomanda “bontà ed empatia”

MANTOVA – Un confronto sui principali temi dell’attualità visti con l’occhio di chi tutti i giorni racconta questa attualità, oggi più che mai complicata. E’ quanto accaduto stamani durante l’incontro in streaming tra il vescovo Marco Busca e i giornalisti mantovani.
Il vescovo li ringrazia quali rappresentanti di una categoria “che ha permesso di salvare la democrazia” permettendo di dare voce alle minoranze nel mondo, soprattutto quelle perseguitate. “Ma anche qui portate allo scoperto delle realtà che altrimenti rimarrebbero nascoste come quella della povertà” sottolinea. In due anni la Caritas mantovana ha aumentato del 40% il numero delle persone assistite, 250 quelle ospitate nei suoi alloggi dove sono stati consegnati pc e stampanti affinchè i bambini possano studiare e seguire le lezioni. 12 le parrocchie impegnate nella distribuzione di generi alimentari.
Si parla ovviamente della pandemia che, secondo Busca, ha visto “l’anno scorso una comunità emozionale, poi una comunità accelerata con dad e smart working che hanno permesso di continuare scuola e attività, e oggi una comunità che desidera essere vaccinata, tornata a ripiegarsi su interessi più individuali”. Si potrà nel post pandemia avere un umanesimo rigenerato? ” Bisognerà saperlo accompagnare perchè bisogna sempre accompagnare i cambiamenti, di certo la pandemia ci ha fatto vedere il fallimento di una cultura con al centro la competitività economica. Oggi abbiamo visto che il solo produrre non basta”.
Sollecitato dalle domande dei giornalisti, il vescovo approfondisce il tema del digitale. La pandemia ha accelerato anche una Chiesa digitale. “Ma non è tanto il problema di essere o meno sul digitale quanto come vivere il digitale, con quali contenuti”.
“Bisogna essere in grado di creare una complementarietà tra il web e la vita reale. E’ positivo se il web, i social, le chat preparano o prolungano un incontro in presenza, non lo è se lo sostituiscono” dice monsignor Busca che aggiunge: “pensiamo però a come sarebbe stato molto più terribile se non avessimo avuto il web con questa pandemia, i social hanno supplito al rischio di isolamento sociale”.
Si parla anche dei problemi del giornalismo oggi. Difficile riuscire a praticare l’invito, seppur giustissimo, di Papa Francesco che ha invitato i giornalisti a “consumare la suola delle scarpe”. Il vescovo spiega che innanzitutto la sfida è “investire su una informazione di qualità rigettando invece l’informazione spazzatura” e ha insistito poi sul “valore dell’empatia” nel rapporto con l’altro, con l’intervistato, con chi permette al giornalista di costruire il suo articolo, e a tal riguardo ha citato le parole del celebra giornalista polacco Ryszard Kapuscinski secondo il quale “un bravo giornalista è innanzitutto una persona buona. Perché se non sei una persona buona ed empatica non puoi capire fino in fondo le sofferenze e le necessità altrui”.
Tanti, nelle domande dei giornalisti, i riferimenti al “discorso alla città” del vescovo Marco dello scorso 18 marzo, in occasione della ricorrenza di Sant’Anselmo in cui ha invitato a costruire una “fraternità artigiana”. Si parla così anche dell’etica degli affari con l’auspicio di un cambiamento di mentalità anche da parte degli imprenditori e la necessità di passare dal “produrre a generare bene comune, welfare, sostegno alle comunità, tutela ambientale”.
“Serve un cambio di paradigma economico e l’emergenza Covid e il Recovery Fund possono essere un’occasione unica per accelerarlo” sottolinea il vescovo.

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