Accademia Virgiliana, venerdì il dibattito “Violenza e mass media: rischi dell’impatto psicologico e sociale”

MANTOVA – Venerdì 17 giugno alle ore 17 presso sala ovale dell’Accademia Virgiliana in via Accademia 47 e in diretta streaming al link https://global.gotomeeting.com/join/491430493 si svolgerà un incontro dal titolo “Violenza & mass media: rischi dell’impatto psicologico e sociale”. L’argomento verrà trattato in forma di dialogo tra Carmelo Dambone, psicoterapeuta, Università IULM di Milano, presidente della Società Italiana di Psicologia Clinica Forense e Lucia Di Filippo, psicoterapeuta, consigliere onorario della Corte d’Appello di Milano, responsabile per la Lombardia della Società Italiana di Psicologia Clinica Forense. Modera Alberto Castaldini, Accademico virgiliano e giornalista.

L’agire libero e consapevole è il tratto costitutivo dell’essere umano, e contribuisce alla relazione autentica e responsabile. La volontà di dominio anteposta al valore della relazione, e perciò al riconoscimento dell’altro, è la fonte primaria della violenza: la relazione viene in tal soffocata dall’adesione egoistica di chi ha sacrificato il coraggio del bene alla viltà dell’azione malvagia, e sostituito la prassi della menzogna alla ricerca della verità. Il contrasto all’iniquità dilagante che oggi divide la comunità civile e ferisce le istituzioni passa da una dimensione dialogica, dove gli interlocutori, per riandare a un’espressione di Thomas Merton, sono persone spirituali libere che vivono nel mondo vigilanti e consapevoli del proprio esserci l’uno con l’altro, e l’uno per l’altro.
Negli ultimi anni a una narrazione propositiva del bene compiuto, fatta di innumerevoli esempi, si contrappone, negli organi di informazione come nelle trasmissioni televisive o sui social, una nuova forma di narrazione degli eventi criminali, raccontati con modi e finalità spettacolari e con l’intento di suscitare nel pubblico degli spettatori, dei lettori e degli utenti, forti emozioni, soprattutto paura.
Parlare di violenza attraverso i mass media presuppone anche il rischio della connessione tra la violenza rappresentata e la violenza che esiste realmente: la violenza descritta si insinua così nella quotidianità creando, a volte, mostri e sospetti. Intercettando il dolore della vittima e la malvagità del criminale, i mass media con il loro linguaggio reinterpretano la violenza caricandola di un livello emotivo volto a creare allarmismo nel contesto sociale, impedendo nella pubblica opinione quella consapevolezza etica che, superando il sospetto e la paura, favorisce l’incontro con l’altro e un’autentica crescita e partecipazione civile.

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