MANTOVA – Venerdì 3 marzo alle ore 17.00 nella Sala Ovale dell’Accademia si terrà nell’ambito di Festival Mantova Poesia, IX Edizione la presentazione del volume a cura di Armando Savignano “María Zambrano. L’uomo e il divino” (Morcelliana 2022). Intervengono insieme al curatore Armando Savignano, Accademia Nazionale Virgiliana, Luigi Caracciolo, critico letterario, Stefano Iori, direttore artistico Festival Mantova Poesia, scrittore e Gilberto Scuderi, giornalista.
Maria Zambrano: la ‘parola che manca’ per esprimere il divino
La pubblicazione del libro fondamentale di María Zambrano, L’uomo e il divino, Morcelliana (Brescia) inaugura una collana destinata a ospitare l’edizione critica delle opere della filosofa spagnola (1904-1991), una delle maggiori voci del ‘900. Zambrano non solo ha sofferto un lungo esilio (quasi mezzo secolo) in quanto implacabile anti-franchista, ma ha subito anche un ‘esilio editoriale e storiografico’, per il riconoscimento tardivo dell’importanza del suo pensiero. Nella Spagna degli anni Trenta è stata anche un’«eretica», poiché si è impegnata per i diritti di genere; inoltre è stata tra le prime donne dedite alla carriera universitaria elaborando un pensiero che rompeva con certi schemi consolidati e tradizionali della filosofia.
Ne L’uomo e il divino Zambrano ripercorre i rapporti dell’Occidente col sacro e il divino, dalla nascita pre-greca degli dèi, alla disputa tra filosofia e poesia intorno ad essi, ad Aristotele e alla sua condanna dei pitagorici, al cristianesimo, alla nietzschiana morte di Dio e alla riapparizione del sacro al tempo del nichilismo. Ne risulta una specie di biografia dell’Occidente, nella quale emerge quel ‘nucleo invulnerabile’ che Zambrano identifica nella stessa anima umana, centro del dialogo col divino, e che è ciò che intende delimitare come la sua più intima speranza dinanzi all’assenza, al vuoto e alla ricaduta nell’ermetismo della cultura occidentale contemporanea.
Zambrano critica il razionalismo poiché cerca di raggiungere un sapere attraverso le ‘ragioni del cuore’, ma è consapevole che la filosofia non ha la possibilità di esprimere tali ragioni, non riesce a ‘giustificarsi di fronte alla vita’. Ecco perché cerca un ‘sentire illuminante’,in grado di mantenere un rapporto con le ‘viscere’ dell’anima e nello stesso tempo di illuminarle. Non si tratta di un pensiero logico-razionale ma di una ‘ragione poetica’.
Sembra a María Zambrano che la poesia, più della filosofia, sia la parola di una conoscenza che soffre. A ben vedere, però, per lei filosofia e poesia tendono a un linguaggio che non appartiene a nessuna delle due, in quanto ad entrambe la parola manca; è proprio questa situazione del nostro linguaggio che Zambrano esprime nella sua scrittura. Tutto il pensiero di Zambrano può essere perciò considerato una ‘parola che manca’ per esprime il divino.
L’incontro ad ingresso libero può essere seguito anche in diretta streaming al link https://global.gotomeeting.com/join/491430493