Al Ducale la mostra sugli arazzi raffaelleschi a 500 anni dalla morte dell’artista e a un secolo dal loro ritorno a Mantova

MANTOVA – Nove splendidi arazzi con le storie dei Santi Pietro e Paolo tessuti nelle Fiandre intorno al 1550 partendo dai cartoni preparatori realizzati dalla bottega di Raffaello commissionati da Papa Leone X che servirono a realizzare il celebre ciclo destinato alla Cappella Sistina in Vaticano.
Sono i nove capolavori costuditi nella reggia gonzaghesca protagonisti della mostra allestita da domani sino al 7 febbraio “Raffaello trama e ordito. Gli Arazzi a Palazzo Ducale di Mantova”.
Una mostra che celebra il genio di Raffaello nel cinquecentenario della morte, tra i pezzi di maggior pregio custoditi al Ducale sui quali è stato avviato un prezioso intervento conservativo.
Nonostante i tentativi fallimentari da parte di Isabella d’Este, del suo consorte Francesco II e di suo figlio Federico II, di avere un’opera del “divino” maestro a Mantova, fu il cardinale Ercole Gonzaga a riuscire in questo intento.
In occasione della mostra negli spazi di Corte Vecchia dove sono abitualmente esposti i tessuti, sono allestite delle teche con all’interno degli antichi documenti che consentono di proprio di ripercorrere la storia degli arazzi.

Stefano L’Occaso, Direttore Museo Palazzo Ducale

I documenti che ricostruiscono la storia degli arazzi sono di proprietà dell’Archivio di Stato di Mantova: tra questi la famosa lettera scritta da Baldassarre Castiglione e indirizzata dall’amico Raffaello a Papa Leone X che è una sorta di trattato ante litteram della conservazione dei beni culturali. Ma come si possono descrivere i nove arazzi?

Stefano L’Occaso, Direttore Museo Palazzo Ducale

Dopo la mostra di Raffaello, realizzata grazie anche al sostegno della Fondazione Bam, il Ducale sarà alle prese con una serie di progettualità.
Ci sono 12 milioni di euro giacenti da anni che devono essere impegnati al più presto altrimenti si rischierebbe di perderli ma il direttore L’Occaso ha già le idee molto chiare su come impegnarli

Stefano L’Occaso, Direttore Museo Palazzo Ducale