“Alla fine dei conti, riflessioni sulla vita e sulla morte”, al via giovedì il ciclo di incontri

MANTOVA – Torna la rassegna culturale “Alla fine dei conti, riflessioni sulla vita e sulla morte”. Il ciclo di incontri, nato da un progetto di Elena Alfonsi con l’associazione culturale Aretè è ormai giunto alla sesta edizione e prenderà il via giovedì 27 gennaio, alle ore 18.30 alla Casa del Mantegna in via Acerbi 47 a Mantova con una conferenza dello storico e direttore dell’Istituto Mantovano di Storia Contemporanea Carlo Saletti su “Thanatos e Memoria”. L’evento è ad ingresso libero.

La morte di massa ha fatto irruzione nei campi di battaglia del primo conflitto mondiale come morte che, privando le vittime della vita, sottra­eva loro l’identità. Il fenomeno ha riguardato, solo per restare nel nostro paese, almeno un terzo del numero totale dei caduti (circa 650.000), rimasti senza nome. L’imponente cerimonia con la quale, il 4 novembre 1921, veniva tumulato nel Vittoriano di Roma il corpo di un soldato ignoto, ucciso in combattimento − ergendolo a simbolo del sacrificio richiesto dalla nazione al suo popolo − indicava in questa relazione una dei volti della modernità. La morte anonima e di massa sarebbe dive­nuta nei decenni successivi il tratto distintivo delle violenze che hanno attraversato il secolo, trovando il suo punto culminante nel genocidio degli ebrei d’Europa.

“Alla fine dei Conti – spiega Elena Alfonsi – è una rassegna culturale con una serie di appuntamenti che si prefiggono di offrire al pubblico spazi di riflessione sul tema della morte per incrementare l’attenzione culturale sul valore della vita, attraverso alcune corrispondenze. Le conferenze si svolgeranno prevalentemente alla Casa del Mantegna – continua l’ideatrice -. E’ mio desiderio continuare a dare pienezza di riconoscenza per aver avuto nella vita questa straordinaria opportunità. La criptica dimora mantegnesca ha accolto chi ha lavorato e l’affezionato pubblico avvolgendo tutti noi di anno in anno di un’aura di tranquillità, infondendo all’animo la serenità per affrontare un tema così delicato”.

Contrapponendosi al nome comune, che ha la funzione di indicare, il nome proprio ha quella di designare (il filosofo del linguaggio Saul Kripke lo chiama “designatore rigido”). Distinguendo, il nome proprio separa. All’opposto, la sottrazione del nome proprio conduce all’indi­stinto. In questo senso, la “restole Vernichtung” di cui parlava Richard Dannecker, uno dei principali responsabili della deportazione ebraica dalla Francia verso i centri di sterminio dell’Europa Orientale, se ha il significato primario di annientamento complessivo può essere intesa an­che come annientamento senza resti − processo che inizia dalla cancel­lazione delle identità personali. Significativamente, le vittime cui veniva strappato il nome proprio erano destinate a finire in una fossa comune.

L’incontro è realizzato in collaborazione con Provincia di Mantova, Casa del Mantegna, Politecnico-Polo territoriale di Mantova, Biennale della fotografia femminile, Istituto Mantovano di Storia Contemporanea, le associazioni Settimana del Pianeta Terra e Gioiello Contemporaneo Padova, Master Deathy Studies & the end of life – Università di Padova, con il patrocinio di Mantova città d’arte e di cultura.

Le conferenze proseguiranno fino a marzo. Per visualizzare il programma completo visitare il sito www.allafinedeiconti.it