MANTOVA – Immagina Mantova, in un inverno degli anni ’60, avvolta in un manto di neve che sembra aver posato un velo di calma su una città dove già i ritmi erano ben diversi da quelli così frenetici dei nostri giorni. È un paesaggio da cartolina, quasi irreale, quello ripreso dal compianto e indimenticato giornalista, scrittore e cineamatore Paolo “Paolino” Ruberti con la sua cinepresa 8 millimetri.
E’ una città in cui il bianco della neve si fonde con i toni grigi e morbidi della nebbia, quella foschia tipica che rende i monumenti della città quasi sospesi, come in un sogno. I palazzi storici si stagliano con le loro facciate imponenti mentre le strade acciottolate scricchiolano sotto le scarpe dei passanti. Nelle vie del centro, gruppi di bambini giocano spensierati, sfidandosi in battaglie di palle di neve.
E anche se il video è muto, accompagnato solo dalle musiche originali scelte da Ruberti, ci sembra di sentire le loro risate cristalline mentre risuonano tra i vicoli e si mescolano al rumore dei passi dei passanti, che si stringono nei cappotti di lana pesante e si scaldano il respiro tra le mani. Qualcuno si ferma davanti alle bancarelle del mercato, dove il gelo non sembra fermare la vita quotidiana: si vendono frutta, verdura, vestiti. Sembrerebbe proprio il mercato del giovedì mattina seppur così diverso da quello attuale.
Le botteghe di alimentari e di generi vari sembrano uscite da un’altra epoca. E mentre i giochi dei bambini animano la piazza, gli adulti si riscaldano con piccoli piaceri invernali: un cartoccio di caldarroste che diffonde un profumo irresistibile nell’aria, o lupini gialli salati da sgranocchiare con le dita intirizzite. C’è chi si scalda le mani sopra un braciere acceso, tipico delle bancarelle che un tempo si permettevano ancora il lusso di un piccolo fuoco per combattere l’umidità che penetrava fino alle ossa.
Le riprese Ruberti, da lui poi consegnate allo scrittore e collezionista mantovano Sandro Signorini, catturano tutto questo, restituendoci un’immagine viva di una Mantova che oggi ci appare lontana, quasi mitica. Le sue immagini mostrano dettagli che il tempo ha scolorito: i vicoli stretti dove il ghiaccio formava lastre lucenti, i cappelli di lana grossa, le scarpe con suole spesso troppo sottili per proteggere davvero dal freddo. E ancora, i volti di quei bambini, ignari di essere immortalati per sempre, nei loro giochi pieni di energia e fantasia, mentre attorno a loro si svolge una città semplice, viva e autentica.
Chi saranno quei bambini? Forse uomini che oggi rivedendosi si emozionano, si riconoscono, o riconoscono un amico, un parente, un compagno di scuola? Qualcuno tra i lettori li riconosce? Se si scrivetecelo sulla pagina facebook o a redazione@mantovauno.it
E quelle botteghe? Quelle insegne di legno scolorito o scritte dipinte a mano? Forse c’è chi le ricorda, chi sa esattamente dove si trovavano, e le associa a un volto o a una voce, magari a un sapore dimenticato? Quella Mantova, sospesa tra il bianco della neve e il bianco e nero delle riprese di Ruberti, è un viaggio nei cassetti della memoria, dove i ricordi hanno il sapore di un tempo più lento e forse più umano, fatto di gesti semplici, risate e un calore che nessun inverno avrebbe mai potuto spegnere.
Si ringrazia Sandro Signorini per averci permesso la pubblicazione del video di cui è vietata la copia e la riproduzione dei contenuti e delle immagini in qualsiasi forma.