MANTOVA – Le “Esplorazioni umane” di Ennio Bastiani dal 15 gennaio al 13 febbraio 2022 alla Casa del Mantegna, in via Acerbi 47 a Mantova. La mostra, resa possibile grazie alla collaborazione con la Provincia di Mantova, racchiude l’iter del pittore bresciano tra costanti intrecci visivi per celebrare la figura umana, fornendo fondamentale attenzione alla femminilità.
L’esposizione, curata del critico d’arte Alain Chivilò, raccoglie più di una trentina di lavori figurativi che introdurranno il visitatore nella ricerca di dettagli celati e velati utili a scoprire l’universo umano di ogni singola donna. Con la collaborazione tecnica della Galleria ArteArte di Ostiglia, il primo piano di Casa del Mantegna diventa unitamente ai lavori del Maestro un labirinto compositivo tutto da scoprire. “Ogni tela di Bastiani vive all’interno di labirinti concettuali retti da sagome proto cellulari ingrandite al fine di fornire elementi utili a disorientare, ma essenzialmente, utili a visualizzare un possibile oltre che si compone in tratti umanizzati – spiega Chivilò -. In questa visione, attraverso fitti accostamenti composti da segni modulari, ideati dall’artista stesso lungo continui effetti, si crea una tendenza a vedere contorni ed oggetti in strutture amorfe noto come pareidolia: dalla natura l’osservatore viene condotto a fornire un significato a forme casuali associandole a figure in questo caso femminee. Ennio Bastiani, dunque, cela dietro un onirico e artistico vetro una donna come metafora di un universo imperscrutabile. Dal suo interno, in originalità, cerca di indagare le molteplici sfaccettature che essa stessa nasconde tra passione, ansia, inquietudine, dolore all’interno di recondite armonie cromatiche. Una percezione di erotismo pervade, quindi, all’interno delle sue rappresentazioni che, in segrete sinuosità, si evidenziano come icone moderne per grazie sensuali ancora del tutto da decifrare”.
Nel percorso espositivo, tra i molteplici lavori, Bastiani espressivamente pennella soggetti liberi infondendo in essi un’essenza fonte di ulteriori sensibilità, in accordo al personale essere che ognuno di noi, pensante e vivente, concettualmente possiede. In questo modo si crea una duplice interpretazione atta a portare tutti noi a individuare sempre quel giusto equilibrio tra realtà e oniricità.
Ennio Bastiani nasce a Travagliato (Brescia) nel 1951. Sin dall’infanzia è attratto dalla pittura, inizialmente a tempera e in seguito abbracciando totalmente la tecnica ad olio fino ad alcuni anni fa quando scopre la capacità d’espressione derivante dall’uso dei colori acrilici. Ha sempre seguito il cammino dell’autodidatta in qualsiasi espressione artistica, poiché crede fermamente che la forza espressiva delle opere create si manifesti soltanto da uno spirito artistico libero da condizionamenti esterni. I temi paesaggistici, unico motivo a parte sporadici soggetti di nature morte o nudi femminili, rispecchiano il suo personale e innato amore per la montagna, per la natura, fatta di sensazioni e di colori, di piccoli rumori e di visioni quasi idilliache racchiuse in un mondo segreto ancora in parte celato, che, l’artista modestamente cerca di far trasparire dalla tela, dando la possibilità e la certezza a chi guarda di capire e saper cogliere le gradazioni di colori e i sospiri che si è voluto creare. La continua ricerca e la voglia di imporsi lo portano negli ultimi anni ad affrontare lo studio e la creazione di opere eseguite usando essenze di legno. Il legno diventa il materiale principe, la tecnica prediletta di un’arte che attraverso i giorni si fa sempre più testimone di una vita, giocando sui contrasti, sugli accostamenti di varie essenze, non soffocando i dettami della natura che costituiscono il suo più grande credo. Ecco quindi che le venature dei vari pezzi divengono esse stesse un “ingrediente” dell’arte restituendo all’osservatore un “quadro” che si sostanzia nella particolarità dei dettagli. L’opera nasce gradualmente dando seguito ad un’idea che si trasforma e passo dopo passo si impone. Il progetto originale spesso non è più riconoscibile ma è fondamento di un’opera che non tradisce il suo autore, il suo sentire e il suo “fare” arte.