Festival di riqualificazione urbana e arte contemporanea di Mantova, a Lunetta altre 5 nuove opere

MANTOVA – Festival di riqualificazione urbana e arte contemporanea di Mantova, quest’anno ha da poco concluso la V edizione regalando al quartiere periferico di Lunetta altre 5 opere diffuse tra vie e palazzi. La storia di questo quartiere inizia il 5 maggio del 1963, con l’adozione del piano finalizzato alla costruzione in loco di alloggi popolari per 12 mila abitanti. Nel 1968 vengono realizzate le prime abitazioni. Oggi, grazie al festival, quegli stessi spazi cresciuti e mutati nel tempo ospitano 42 opere realizzate da 35 artisti di fama internazionale, che hanno dipinto Lunetta come se fosse una tela bianca, ridefinendone paesaggio e socialità. Da Eukasia, suggestiva combo conclusa il 18 ottobre 2020 a firma degli artisti Andrea Casciu e Kiki Skipi come omaggio al potere dell’immaginazione, all’opera di Mr Fijodor, che nel 2019 ha lavorato al tema dell’inquinamento da plastica in stretta sinergia con i ragazzi di Lunetta a cui ha affidato anche la scelta della location del murale. Dall’artista Mohamed L’Ghacham, che nello stesso anno ha portato a Mantova la serie “Dormitorio” trasferendo su strada ambienti intimi e domestici, a Dado e al suo lavoro poetico dedicato alla figura di Isabella d’Este, per arrivare a Corn79, che nel sottopasso d’ingresso al quartiere ha effettuato un intervento di Urban Design per dare luminosità e impatto cromatico all’ambiente. Ancora, Sebas Velasco in uno dei muri più amati e fotografati della zona ha ritratto un cittadino della comunità come simbolo di uguaglianza. Opere figurative si affiancano a esperimenti ottici e inganni visivi che ridisegnano le superfici architettoniche come quello realizzato nel 2018 da Peeta. Non mancano lavori dal carattere simbolico come quello di Made514, dove il potere della metamorfosi e del rinnovamento viene sintetizzato dalle forme vorticose dell’acqua e di un cavallo. Toccante il lavoro di Joan Aguilò, che ha trascorso giorni tra gli abitanti del quartiere alla ricerca di foto e album di famiglia, per concentrarsi sulla storia di una donna e sulla memoria della figlia Stefania, poi ritratta abbracciata al fratello davanti alla sua torta di compleanno. Non mancano i primati, come quello di Joys, che a Lunetta ha firmato la seconda sua opera più grande: 826 metri lineari dal titolo Tsunamy. La violenza sulle donne è al centro della coinvolgente combo firmata da Ericailcane e Bastardilla. Diversi gli omaggi alla natura circostante, come Kripton & pirus communis in cui Fabio Petani nel 2017 ha rielaborato la forma dell’albero del pero molto diffuso nella zona, o alla storia e all’arte mantovana, come l’opera di Perino & Vele ispirata alla Camera dei Giganti di Giulio Romano. Per finire con “Ti Voglio Conoscere”, l’installazione firmata da Bianco-Valente che nel 2016 hanno svolto un lavoro d’indagine sul territorio, stimolando gli abitanti a riflettere sul concetto di convivenza tra etnie e culture diverse, svelando così sentimenti inespressi ed emozioni nascoste. Tra le tante frasi confessate, “Ti Voglio Conoscere” è stata quella che ha più colpito il duo artistico ed è con questa frase che ancora oggi il quartiere accoglie residenti e visitatori. Lunetta come vero e proprio laboratorio culturale a cielo aperto, quindi. A testimoniarne la vivacità, quest’anno è arrivato anche il progetto “LUNETTA. Anno ZERO”. Si tratta della Scuola di Alta Formazione sull’Arte Urbana ospitata a metà ottobre all’interno del quartiere e nel polo culturale del Creative Lab. Un percorso formativo organizzato grazie al gemellaggio tra il Comune di Mantova e il Comune di Ravenna per l’iniziativa “Virgilio e Dante 4.0, Nuove storie Antichi Maestri”, e parte della cooperazione tra i Comuni per lo sviluppo e la diffusione d’interventi di innovazione sociale giovanile, promosso da Anci e Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito del bando “Sinergie”.

“Dopo cinque anni, guardo Lunetta e non la riconosco – racconta Simona Gavioli, curatrice del progetto per Caravan SetUp –. L’ossatura è la stessa, certo, ma quasi niente è rimasto del grigio che la caratterizzava. Le persone che la abitano sono le stesse, ma è cambiato il loro sguardo. Adesso è vivace, curioso, avvolgente; ed è incredibilmente gratificante sapere che “Without Frontiers” è stato uno dei tasselli che ha portato a questo cambiamento. È la più grande dimostrazione del potere dell’arte. Gli artisti ogni anno hanno incontrato gli abitanti di Lunetta, hanno ascoltato le loro storie. Hanno realizzato laboratori per bambini e ragazzi. C’è chi ha mangiato a casa loro e chi si è fatto rubare la merenda. Riuscire a realizzare questa quinta edizione dell’evento in un momento tanto difficile, e coronarla con la Scuola di Alta Formazione sull’Arte Urbana, che sottolinea l’importanza dell’aderenza al territorio e ai giovani, dimostra quanto “Without Frontiers” sia un progetto realmente vivo e in continua evoluzione”