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Home Cultura e Spettacolo Il Festivaletteratura 2024 sarà nel segno di un rinnovato “dialogo”
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Il Festivaletteratura 2024 sarà nel segno di un rinnovato “dialogo”

20 Giugno 2024
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    MANTOVA – Da anni è un appuntamento fisso per molti mantovani e sempre molto atteso e sentito: la presentazione serale del Festivaletteratura con la quale prende il via il percorso di avvicinamento alla kermesse letteraria.
    Ieri sera, infatti, in Piazza Virgiliana sono stati introdotti gli ospiti già confermati per la prossima edizione e qui si è parlato soprattutto dei temi che verranno affrontati nel corso delle cinque giornate della manifestazione, in programma dal 4 all’8 settembre.
    Ad introdurre l’evento sono intervenuti il coordinatore della segreteria del Festival Alessandro Della Casa, il collaboratore del Festival Salvatore Setta, la consulente del programma Silvia Righi, la consulente della sezione bambini Silvia Mengali e in rappresentanza dell’associazione “Filofestival” Georgiana Ursache.
    Ed è stato proprio Della Casa a voler indicare l’obiettivo di quest’anno, nonché aspetto principale che renderà l’edizione del 2024 diversa rispetto a quelle precedenti, ovvero la ricerca del dialogo sia tra autore e lettore che tra gli autori stessi. “Quest’anno abbiamo cercato di rispondere alla sensazione di arretramento del dialogo e del confronto contro una realtà che lascia più spazio all’aggressività” ha dichiarato il coordinatore, aggiungendo che “sarà favorito ancora di più rispetto agli anni scorsi un confronto tra gli autori su temi attuali come la crisi della democrazia e il senso della guerra”. La voglia di allargare sempre di più questi confronti da parte del Festival è evidenziata anche dalla presenza di diversi eventi non solo in centro città, bensì anche nei quartieri di Lunetta e Valletta Valsecchi dove saranno presenti diversi eventi e laboratori che incentiveranno le relazioni sociali dei presenti.
    Nonostante i programmi con i vari autori ieri serafossero già stati annunciati in rete, c’è stata una forte risposta da parte degli appassionati per questa presentazione, i quali un po’ per tradizione e un po’ per poter già toccare con mano l’inizio di questo avvenimento, hanno preferito sentirsi coinvolti in prima persona piuttosto che fare una fredda consultazione su internet. “Siamo partiti con l’intento di creare una comunità attorno al libro, per noi quindi sarà sempre importante iniziare risaldando questo legame con la comunità stessa” ha dichiarato Della Casa in merito alla numerosa partecipazione di ieri.

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      27 Giugno 2020
      Mantova Un’opera, “La parata” (La Feltrinelli) di Dave Eggers, che è stato lo spunto per aprire una parentesi sull’America di oggi con le sue contraddizioni, i suoi difetti e tuti quegli aspetti che la rendono un paese da tempo ancorato ad alcuni principi dai quali sembra impossibile allontanarlo. Una racconto che ha tenuto alta l’attenzione del numeroso pubblico di piazza Castello, travolti dalla simpatia e dall’entusiasmo dell’autore californiano che tra uno sketch e l’altro con lo scrittore Paolo Giordano, ha svelato retroscena del suo paese, politici così come sociali, senza nascondere come quello attuale sia per lui il momento peggiore. Un racconto all’interno del quale emerge un’America dalle mille sfaccettature, forse come mille sono i caratteri dei personaggi che Eggers descrive nel suo ultimo libro: atteggiamenti e modi di vivere che possono rispecchiare ognuno di noi e magari trovare un punto d’incontro tra tutti qui modi di essere: «a me interessa trovare un compromesso tra il volersi chiudere in se stessi per difendere la propria integrità e l’aprirsi a tutto», ha spiegato Eggers. Ma se, come si diceva, l’evento è stato un’occasione per parlare anche della situazione attuale del Paese, ecco che Eggers racconta di quando si intrufolava nei comizi di Trump per capire come le persone potessero appoggiarlo, approvare la sua politica. Una ricerca, dice lo scrittore, che lo ha portato a trovare nelle domande che poneva a queste persone «motivazioni razionali, che nulla hanno a che vedere con le classiche risposte stereotipate: votano Trump per questioni economiche o perchè vedono in lui un padre, una persona rassicurante. Così quando torno a casa sono più rassicurato anche se questo è il periodo più brutto della mia esperienza». Da lì il ricordo di una volta in cui ad un comizio a El Paso incontrò dei venditori ambulanti di magliette a cui chiese se non preferissero tasse più alte per i ricchi per permettere maggiori aiuti ai meno abbienti. Loro risposero di no: il motivo? «Erano convinti che sarebbero diventati ricchi anche loro e non volevano dover pagare di più. Questo è il paradosso dell’America di oggi». Un atteggiamento che Eggers spiega con la paura degli americani di ciò che «ricorda il socialismo», insomma una ridistribuzione della ricchezza. «San Francisco è piena di disparità per cui non si è fatto molto. Piuttosto che avere pietà dei tossicodipendenti preferiamo metterli in carcere, con costi maggiori. Tocca a chiese o associazioni no profit fare qualcosa: Roosvelt e Johson sono stati gli unici ad agire». Valentina Gambini

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