Dave Eggers: “Oggi viviamo il momento peggiore dell’America”

Mantova Un’opera, “La parata” (La Feltrinelli) di Dave Eggers, che è stato lo spunto per aprire una parentesi sull’America di oggi con le sue contraddizioni, i suoi difetti e tuti quegli aspetti che la rendono un paese da tempo ancorato ad alcuni principi dai quali sembra impossibile allontanarlo. Una racconto che ha tenuto alta l’attenzione del numeroso pubblico di piazza Castello, travolti dalla simpatia e dall’entusiasmo dell’autore californiano che tra uno sketch e l’altro con lo scrittore Paolo Giordano, ha svelato retroscena del suo paese, politici così come sociali, senza nascondere come quello attuale sia per lui il momento peggiore. Un racconto all’interno del quale emerge un’America dalle mille sfaccettature, forse come mille sono i caratteri dei personaggi che Eggers descrive nel suo ultimo libro: atteggiamenti e modi di vivere che possono rispecchiare ognuno di noi e magari trovare un punto d’incontro tra tutti qui modi di essere: «a me interessa trovare un compromesso tra il volersi chiudere in se stessi per difendere la propria integrità e l’aprirsi a tutto», ha spiegato Eggers. Ma se, come si diceva, l’evento è stato un’occasione per parlare anche della situazione attuale del Paese, ecco che Eggers racconta di quando si intrufolava nei comizi di Trump per capire come le persone potessero appoggiarlo, approvare la sua politica. Una ricerca, dice lo scrittore, che lo ha portato a trovare nelle domande che poneva a queste persone «motivazioni razionali, che nulla hanno a che vedere con le classiche risposte stereotipate: votano Trump per questioni economiche o perchè vedono in lui un padre, una persona rassicurante. Così quando torno a casa sono più rassicurato anche se questo è il periodo più brutto della mia esperienza». Da lì il ricordo di una volta in cui ad un comizio a El Paso incontrò dei venditori ambulanti di magliette a cui chiese se non preferissero tasse più alte per i ricchi per permettere maggiori aiuti ai meno abbienti. Loro risposero di no: il motivo? «Erano convinti che sarebbero diventati ricchi anche loro e non volevano dover pagare di più. Questo è il paradosso dell’America di oggi». Un atteggiamento che Eggers spiega con la paura degli americani di ciò che «ricorda il socialismo», insomma una ridistribuzione della ricchezza. «San Francisco è piena di disparità per cui non si è fatto molto. Piuttosto che avere pietà dei tossicodipendenti preferiamo metterli in carcere, con costi maggiori. Tocca a chiese o associazioni no profit fare qualcosa: Roosvelt e Johson sono stati gli unici ad agire». Valentina Gambini

Mantova   Un’opera, “La parata” (La Feltrinelli) di Dave Eggers, che è stato lo spunto per aprire una parentesi sull’America di oggi con le sue contraddizioni, i suoi difetti e tuti quegli aspetti che la rendono un Paese da tempo ancorato ad alcuni principi dai quali sembra impossibile allontanarlo.
Un racconto che ha tenuto alta l’attenzione del numeroso pubblico di piazza Castello, travolti dalla simpatia e dall’entusiasmo dell’autore californiano che tra, uno sketch e l’altro, con lo scrittore Paolo Giordano, ha svelato retroscena del suo Paese, politici così come sociali, senza nascondere come quello attuale sia per lui il momento peggiore.
Un racconto all’interno del quale emerge un’America dalle mille sfaccettature, forse come mille sono i caratteri dei personaggi che Eggers descrive nel suo ultimo libro: atteggiamenti e modi di vivere che possono rispecchiare ognuno di noi e magari trovare un punto d’incontro tra tutti qui modi di essere: «a me interessa trovare un compromesso tra il volersi  chiudere in se stessi per difendere la propria integrità e l’aprirsi a tutto», ha spiegato Eggers.  Ma se, come si diceva, l’evento è stato un’occasione per parlare anche della situazione attuale del Paese, ecco che Eggers racconta di quando si intrufolava nei comizi di Trump per capire come le persone potessero appoggiarlo, approvare la sua politica.
Una ricerca, dice lo scrittore, che lo ha portato a trovare nelle domande che poneva a queste persone «motivazioni razionali, che nulla hanno a che vedere con le classiche risposte stereotipate: votano Trump per questioni economiche o perchè vedono in lui un padre, una persona rassicurante. Così quando torno a casa sono più rassicurato  anche se questo è il periodo più brutto della mia esperienza». Da lì il ricordo di una volta in cui ad un comizio a  El Paso incontrò dei venditori ambulanti di magliette a cui chiese se non preferissero tasse più alte per i ricchi per permettere maggiori aiuti ai meno abbienti. Loro risposero di no: il motivo? «Erano convinti che sarebbero diventati ricchi anche loro e non volevano dover pagare di più. Questo è il paradosso dell’America di oggi». Un atteggiamento che Eggers spiega con la paura degli americani di ciò che «ricorda il socialismo», insomma una ridistribuzione della ricchezza. «San Francisco è piena di disparità per cui non si è fatto molto. Piuttosto che avere pietà dei tossicodipendenti preferiamo metterli in carcere, con costi maggiori. Tocca a chiese o associazioni no profit fare qualcosa: Roosvelt e Johson sono stati gli unici ad agire».
Valentina Gambini