Il suo nome era Connery, Sean Connery: scomparso a 90 anni il leggendario James Bond della saga di 007

È stato il leggendario James Bond nell’indimenticabile saga di 007 tratta dai romanzi di Ian Fleming, ma la sua straordinaria carriera di attore ha attraversato decenni di cinema definendone lo stile. Con la scomparsa di Sean Connery, morto nel sonno all’età di 90 anni dopo aver combattuto una lunga malattia, se ne va un pezzo insostituibile della storia del cinema. I suoi numerosi premi includevano anche un Oscar, due premi Bafta e tre Golden Globe. Ma per capire la grandezza di questo campione di carisma, ironia e aplomb è necessario partire dalle origini. Figlio di un operaio e di una lavandaia, ballerino, giocatore di football, bodybuilder e marinaio nella Royal Navy, che fu costretta a congedarlo a causa di un’ulcera gastrica. Prima di trovare lavoro nel backstage di un teatro londinese, fece in tempo a lavorare anche come lavapiatti, muratore, camionista, verniciatore di bare, bagnino e infine modello. Un background – così si narra – che non entusiasmava particolarmente Ian Fleming per farne l’agente segreto al servizio di sua Maestà britannica, ma che alla fine convinse i produttori. La sua fama è indiscutibilmente legata al ciclo di James Bond e ai sei film interpretati dal 1962 (Licenza di uccidere) al 1971 (Una cascata di diamanti). Dalla Russia con amore (1963), Missione Goldfinger (1964), Operazione Tuono (1965) e Si vive solo due volte (1967) sono le altre interpretazioni nei panni dell’agente più celebre della storia. In mezzo altri due film che meritano una menzione speciale: Marnie di Alfred Hitchcock (1964) e Robin e Marian di Richard Lester (1976), rispettivamente a fianco di Audrey Hepburn e Tippi Hedren. Vestì un’ultima volta i panni di 007 nel 1983 – anche se fuori dalla saga ufficiale in Mai dire mai – per un compenso di tre milioni di dollari più una percentuale sugli incassi. Memorabile è l’interpretazione, nel 1986, del monaco-investigatore Guglielmo da Baskerville in Il nome della Rosa – trasposizione sul grande schermo del romanzo di Umberto Eco -, del maestro d’armi Juan Sánchez Villa-Lobos Ramírez in Highlander – L’ultimo immortale (1986), del poliziotto incorruttibile irlandese Jimmy Malone ne Gli Intoccabili che gli valse l’Oscar (1987), del professore esuberante in Indiana Jones e l’ultima crociata (1989), dove ruba la scena a tutti dando vita a duetti impagabili con Harrison Ford, e del capitano Marko Ramius in Caccia a Ottobre Rosso (1990). Non amava la spocchia e l’ipocrisia regnanti a Hollywood, proprio come il suo illustre collega, nonché coetaneo, Clint Eastwood. Fervido sostenitore dell’indipendenza della Scozia, alla vigilia del referendum del 2014, supportò la campagna del Partito Nazionale Scozzese. Ambientalista convinto, si opponeva alla globalizzazione e mal tollerava la deriva politically correct. Due i tatuaggi che si fece apporre sul braccio destro: “Scotland Forever” (“Scozia per sempre”) e “Mom & Dad” (“Mamma & Papà”). Il suo nome era Connery, Sean Connery.

Matteo Vincenzi