MOTTEGGIANA – L’idea è venuta dopo aver ricevuto in regalo alcune figure che fanno il verso ai più tradizionali burattini che noi tutti conosciamo e che Wainer Mazza, con la sua inesauribile fantasia ha pensato bene di associare al famoso coccodrillo che si trova all’interno del Santuario di Grazie ricavandone una favola quantomeno originale e con una vicenda dai connotati decisamente locali sia per l’ambiente che per il vivere e il lavoro della popolazione di quei tempi (siamo nei primi anni del 1400 ).
Va da sé che il soggetto principale è il coccodrillo a cui si affiancano personaggi che vanno perfettamente a integrarsi con la storia che si vuole raccontare e che va oltre, almeno in questo caso, alla simbologia del male da sempre attribuita all’animale.
Nella favola di Wainer Mazza lo sventurato animale che approda in riva al Mincio è al seguito di un circo equestre quale mirabile attrazione. Ma la gente del posto mostra una profonda comprensione nei suoi confronti e lo libera dalla sua gabbia-prigione permettendogli di trovare rifugio nell’ambiente rivierasco del fiume Mincio, tra canneti e fior di loto. Fiori che Mazza ambienta nelle acque mantovane dunque diversi secoli prima del loro effettivo arrivo (saranno i bambini a dare al coccodrillo ben presto proprio il nome del fiore). Qui il rettile vivrà anni di serena armonia con l’ambiente e con la gente del luogo diventando anche un valido aiuto e supporto nelle attività lavorative della stessa con il miracolo di ricevere anche il dono della parola tramite ( logica vuole ) l’intercessione della Beata Vergine Maria. Il finale della favola non viene qui svelato ma il cantastorie mantovano spera di farlo tramite una pubblicazione con illustrazioni attinenti e ancor più valido è il progetto di arrivare ad una rappresentazione teatrale attraverso i burattini affidandoli magari a maestri mantovani del settore che avrebbero, diciamo, maschere e ambienti locali, da portare in scena.