L’appello di Barucca: “Istituzioni e privati si uniscano per tutelare la Casa del Mercante”

MANTOVA – “La Casa del Mercante merita un impegno vero da istituzioni e privati”; questo in sintesi l’appello dell’ex Soprintendente Gabriele Barucca, al convegno di sabato scorso sul cotto e la sua storia, che si è tenuto all’Atrio degli Arcieri di Palazzo Ducale.

Un momento del convegno

“Il senso vero del mio intervento è quello di promuovere al massimo la sensibilità delle Istituzioni e dei privati con disponibilità economiche adeguate, di prendersi carico del destino di quell’autentico gioiello architettonico e decorativo di Mantova che è la Casa del Mercante” ha detto Barucca, ponendo l’accento sul valore della tutela e sul ruolo delle istituzioni.

Un’iniziativa, quella promossa dalla Società per il Palazzo Ducale di Mantova, intitolata “Il cotto, questo sconosciuto” e dedicata a uno dei materiali più rappresentativi della tradizione costruttiva mantovana, che ha intrecciato ricerca e restauro alla memoria del territorio, con testimonianze dirette di professionisti del settore. Un appuntamento utile a ribadire il valore della collaborazione tra studiosi, restauratori, artigiani e giovani allievi, confermando il ruolo del cotto come elemento essenziale dell’identità artistica e architettonica di Mantova.

La professoressa Mariarosa Palvarini Gobio Casali ha aperto l’incontro condividendo l’origine personale e culturale del progetto, ricordando che la terracotta era l’ultima tappa del percorso sulla ceramica iniziato con sua sorella Anna nel 1977. Ha poi evocato il giorno in cui, entrando agli Istituti Santa Paola per la premiazione annuale, nacque l’idea del rosone mancante: “Era una bella giornata di primavera quando mi avviavo verso la scuola di restauro in Piazza dei Mille per assistere alla premiazione che ogni anno la Società assegna agli allievi più bravi”. Ripercorrendo le forme e i colori della chiesa tardogotica fondata da Paola Malatesta, la studiosa ha richiamato “l’intenso colore rosso della nostra terracotta che usciva già dalle fornaci romane con il nome di sigillata chiara o scura – e ha lanciato la proposta di un intervento condiviso – Perché non ridare dignità, grazia e decoro al brandello di un illustre passato? Perché non completare quel vuoto in modo attuale, ma consono alla sua funzione?”.

L’architetto Silvia Polato, docente degli Istituti Santa Paola e socia della Società, ha presentato il progetto del rosone elaborato insieme alle allieve del corso di restauro, un lavoro che unisce rigore storico e sensibilità contemporanea.

Sono seguiti gli interventi di Alberto Cappelli, titolare della Fornace Polirone, ultima ancora attiva nel mantovano, e del professor Emilio Greppi, che ha illustrato l’esperienza cremonese nel recupero di pavimentazioni ed edifici storici.

Palvarini Gobio Casali ha infine rivolto un ringraziamento a Stefano L’Occaso, direttore del Complesso Museale di Palazzo Ducale: “Abbiamo attinto notizie dalle sue ricerche sulle fonti archivistiche; a lui va un grazie speciale perché ospita e sostiene sempre le iniziative dedicate alla storia e all’arte mantovana”.