MANTOVA – Un arazzo settecentesco, preziosa opera di manifattura fiamminga, arriva a Mantova a Palazzo Ducale dove sarà collocato in uno spazio di rappresentanza nella Domus Nova. Presentato oggi nella Sala degli Arcieri, l’opera rientra a far parte del patrimonio pubblico ed arriva nella nostra città a seguito di sequestro e confisca di beni disposti nell’ambito di un procedimento giudiziario reati di natura economica. L’arazzo dal titolo “Montano conduce Amarilli al tempio”, fa parte di una serie che si ispira a un dramma pastorale di fine 500 ed è caratterizzato da bordi floreali e paesaggio bucolico, tipici delle manifatture di Anversa e Bruxelles, centri d’eccellenza per la tessitura.
Il recupero dell’arazzo è frutto della sinergia tra le diverse istituzioni coinvolte nel complesso processo di recupero e restituzione delle opere sottratte alla criminalità organizzata e quindi Guardia di Finanza, Carabinieri, Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati, la Sovrintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Cremona, Mantova e Lodi, il Museo di Palazzo Ducale di Mantova e il Ministero della Cultura.
Debora Trevisan, delegata della Sovrintendenza di Mantova, Cremona e Lodi ha presentato l’opera, sottolineandone il valore e ricordando il complesso lavoro svolto: ”Stiamo valutando anche di fare una mostra di beni sottratti all’illegalità e che sono in deposito nei magazzini della Sovrintendenza e in quelli di Palazzo Ducale, per farli tornare alla luce in tutto il loro valore anche simbolico”. Stefano L’Occaso, direttore di Palazzo Ducale ha illustrato il legame tra Mantova e l’opera settecentesca: “L’arazzo mostra una splendida scena pastorale immersa nel verde e proprio un’opera teatrale pastorale fu messa in scena a Mantova nel 1598 per inaugurare il Teatro di Corte. Era “Il Pastor Fido” di Giovan Battista Guarini, composta tra il 1580 e il 1583. In quello stesso anno, Margherita d’Austria, sposatasi a Ferrara, passò per Mantova: fu un evento storico di rilievo per il quale i Gonzaga organizzarono grandi festeggiamenti tra i quali la messa in scena dell’opera”.
Il soggetto pastorale fu richiesto da Margherita d’Austria, ritenuto più leggero e adatto al momento, ma era un soggetto raro anche per la manifattura di Audenarde, alla quale pare attribuito l’arazzo oggi al Ducale, quindi maggiormente raro e ricercato. Un gruppo di lavoro selezionato tra i funzionari storici dell’arte delle Sovrintendenze lombarde ha condotto lo studio sui beni confiscati. Raffaella Bentivoglio Ravasio della Sovrintendenza di Milano, in qualità di coordinatrice del gruppo di studio, ha illustrato il lungo iter che ha condotto il magnifico arazzo nella nostra città: “I beni confiscati erano tutti di grande pregio e valore, tra arredi, dipinti e sculture e dal 2021 giacevano in deposito: dopo un lungo e accurato lavoro di selezione e verifica della congruità delle perizie sul valore storico-artistico, si è riusciti a restituire il bene alla comunità”.
Alla presentazione hanno partecipato il Comandante provinciale della Guardia di Finanza, Colonnello Antonello Cefalo, Manuel Sacchetto, Tenente Colonnello dei Carabinieri del Comando di Mantova che si occupa della tutela del patrimonio culturale, don Stefano Savoia, direttore dell’Ufficio dei Beni culturali della Diocesi, il viceprefetto Gianmaria Meneghini e il vicesindaco Giovanni Buvoli. E’ un segnale importante e forte – ha dichiarato quest’ultimo – l’arte e la cultura vincono sulla criminalità”. Lo splendido arazzo assume infatti una forte connotazione simbolica, acquista un significato più ampio perché sottratto alla criminalità organizzata e restituito alla fruizione di tutti.
Elisabetta Romano
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