CASTELLUCCHIO – Un Teatro Soms gremito ha ospitato ieri la serata “Uomini di Stato e Patto Stato-Mafia”, organizzata dalla Proloco di Castellucchio.
Dopo i saluti del sindaco Romano Monicelli e del presidente della Provincia Carlo Bottani, nonchè quelli dei giornalisti Fabrizio Binacchi e Paolo Boldrini, la moderatrice Giada Scandola (direttore editoriale di Oligo) ha introdotto i protagonisti Sigfrido Ranucci (giornalista e conduttore di Report) e Francesco Mongiovì (ex scorta di Falcone e investigatore della Catturandi).
«Le stragi non si possono disgiungere, sono un corpo unico», ha detto Ranucci, parlando del volume di cui è coautore “Il Patto” (Chiarelettere), ricostruendo i legami fra mafia, P2, apparati deviati e politica. Ha ricordato la figura di Paolo Bellini, condannato quele esecutore materiale della strage di Bologna, e il caso di Luigi Ilardo. 
Mongiovì, autore di “Uomo di Stato” (Oligo), ha riportato la memoria viva, quasi sinestetica, di Capaci e Via D’Amelio: «L’autostrada non c’era più, l’aria puzzava di zolfo e cherosene. Nei rottami c’erano i colleghi Montinaro, Schifani, Dicillo». E sui superstiti: «Non chiamateli fortunati, portano una croce».
Poi il racconto della Catturandi: «Per Brusca partimmo da un’agendina. Giorni e notti di triangolazioni telefoniche, fino alla villa. Era il 1996. In casa durante l’irruzione stavano guardando il film su Capaci». «Davanti a lui mi sono seduto e ho cercato risposte, ma non ne ho trovate: uomini pericolosi nel branco, insignificanti da soli». Su Provenzano: «Nove anni e mezzo di pedinamenti e pizzini. Una microspia nel televisore e un sacchetto rosso ci portarono alla masseria». Ranucci ha legato la cronaca al quadro politico: da Lima a Capaci, fino alle bombe del ’93 e alla nascita di nuovi soggetti politici. «L’Italia è un Paese malato, abituato a convivere con la sua patologia come se fosse normalità», ha detto, citando anche le infiltrazioni al Nord. Il finale è stato affidato alla lettura dell’ultima pagina di “Uomo di Stato”: «Serve informazione, educazione, un’etica rinnovata per distinguere il bene dal male. Per combattere la mafia bisogna uscire dall’idea che riguardi solo forze dell’ordine e magistratura». I diritti derivanti dalla vendita del libro “Uomo di Stato” saranno devoluti al reparto di Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Civico di Palermo. Tanti gli applausi a scena aperta, intervallati dalle musiche di Francesca Pigozzi e Nicola Armanini, e una serata che ha trasformato la memoria in impegno civile.
Antonia Bersellini Baroni












