Lo scrittore pegognaghese Bertolini invitato al Festival internazionale di Pescara

Fausto Bertolini:

PEGOGNAGA – Potere e sesso è il binario sul quale scorrono le vite parallele di Gabriele D’Annunzio e Benito Mussolini. Eguali nel primeggiare. L’uno nel mondo intellettuale. L’altro in quello politico. Eguali nel portarsi a letto decine di donne. Il Duce, purché focose. Il Vate, purché intellettuali; ma in età avanzata, ormai decadente, anche ragazzine, grazie alla coca. Premesse necessarie, queste, per comprendere la genesi de “Il Giocoliere e la Rosa – Vita erotica di Gabriele D’Annunzio”, opera-studio di Fausto Bertolini, edita da Gilgamesh Editore. Opera per la quale lo scrittore pegognaghese è stato invitato alla VIa edizione del Festival Dannunziano, che si tiene a Pescara dal 31 agosto all’8 settembre. Invitato dall’apposita commissione il cui presidente è Giordano Bruno Guerri con sede al Vittoriale, Bertolini parlerà della sua opera sabato 7 settembre alle ore 17, all’Aurum di Pescara, splendido palazzo già sede della distilleria produttrice appunto del famoso liquore, trasformata poi in “Fabbrica delle idee”. «Tutte le persone di potere sono condizionate dal sesso – afferma Bertolini – ma D’Annunzio, anche in questo, era un esteta. Sennonché un intellettuale di elevato calibro questa ossessione era diventata mania compulsiva. Avendo io un master triennale anche in psicologia del profondo ha cercato le motivazioni di quella che divenne vera patologia nel Vate. Memore di una lezione alla Statale di Milano del prof di lettere Carlo Salinari “Cari ragazzi, noi critici di sinistra abbiamo disatteso un grande poeta: Gabriele D’Annunzio, un’immortale!” Nel ‘68-‘69 alla Statale il clima era di Rivoluzione Culturale. Quindi totale dominio della Sinistra. Eppure il prof con onestà intellettuale ripetè “Abbiamo disatteso un grande poeta!”. D’Annunzio era fascista amico personale di Mussolini. Il quale cominciò a diffidarne giacché fu l’unico a dissentire da molte scelte politiche del duce a cominciare dall’alleanza con Hitler. Salinari ebbe il coraggio di distinguere l’uomo d’azione fascista dal letterato. Ciò mi spinse a studiare la compulsione erotica di D’Annunzio e a scrivere “Il Giocoliere e la Rosa». Opera nella quale Bertolini trasforma D’Annunzio in giocoliere al centro di un circo in cui si destreggia con tanti nomi di donne, mentre è affiancato da un clown, suo alter ego, che punta un faro sul pubblico. Il cono di luce si ferma sul volto di una donna. E’ una delle tante che il Vate si è portato a letto. Di questa in particolare racconta la storia. Finisce per essere costretto ad esaminare se stesso. D’altro canto il tutto avviene nel “Freud Circus”. Opera intrigante, sta avendo particolare successo. Non poteva non interessare gli organizzatori del Festival di Pescara.

Riccardo Lonardi