Mele d’artista: il surrealismo virgiliano di Vanni Viviani al Diocesano

MANTOVA – Un viaggio affascinante tra atmosfere surreali, architetture sospese nel tempo e allusioni metafisiche è quello proposto dalla mostra dedicata all’artista Vanni Viviani, allestita al Museo Diocesano, nella bellissima Sala delle Colonne.
I simboli e le mele, i colori e le prospettive insolite, sono la cifra stilistica dell’artista mantovano visionario e originale che ha trovato successo e fortuna anche all’estero. “Vanni Viviani – Il tempo delle mele”, il titolo della mostra, è un omaggio a questo artista, poco conosciuto dai mantovani ma molto apprezzato nell’ambito artistico del secondo ‘900, e presenta opere provenienti dalla collezione della Fondazione Bam, custodite presso Spazio ‘900 all’interno del museo.
Chiara Rovesta, presidente di Mirabilia, ente gestore del Museo e Luca Giovannini, direttore di Fondazione Bam hanno descritto la partnership con la Diocesi che ha permesso di creare questo nuovo luogo espositivo che valorizza un patrimonio prezioso di ben 300 opere.  “Grazie a questa intesa, le opere della Fondazione tornano a vivere e ad essere fruibili – ha sottolineato Giovannini – e saranno meta di visite guidate e di mostre allestite a rotazione nel museo”. I dipinti della Fondazione saranno così valorizzati e la mostra di Viviani ne è uno splendido esempio. L’artista ci conduce in un viaggio fatto di colori, forme architettoniche e frutti simbolici, le mele, protagoniste quasi assolute dei suoi dipinti.
Nato in provincia di Mantova a S. Giacomo delle Segnate, si formò all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, poi si trasferì a Milano e soggiornò anche all’estero, dove riscosse successo: sua ad esempio la mostra “Big Apple” all’aeroporto Kennedy di New York. Ma in  seguito, tornò alle sue radici in terra virgiliana, dove acquistò la ‘Cà di Pom’ nel paese natale, che diede vita al suo sogno e concretezza al suo universo artistico.
Tutta la sua produzione artistica ruota attorno alla mela, frutto denso di simboli e allusioni, che nelle opere esposte assume forme diverse, raccontate con sensibilità dalle parole del curatore della mostra, Alberto Bernardelli. La mela – perfetta nella sua rotondità o spezzata, carica di significati metaforici ed evocativi – è un potente simbolo che richiama la religione, i miti, la storia, ma si lega anche al surrealismo di Magritte, rappresentando il fulcro della sua visione artistica. Chiari sono i rimandi alle atmosfere della Pop Art, della pittura metafisica e del realismo magico. Una mostra affascinante e ricca di suggestioni, che offre l’occasione di riscoprire un artista ancora troppo poco valorizzato.

La mostra sarà visitabile ogni venerdì, sabato e domenica dalle 9.30 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 17.30. presso il Museo Diocesano. Il 16 luglio è in programma una data speciale, una serata, solo su prenotazione, per ammirare la mostra con la visita guidata del curatore Alberto Bernardelli, seguita da una cena organizzata da Accademia Gonzaghesca degli Scalchi e viaggi poetici in musica.

Elisabetta Romano