“Non morirò di fame”, domani al Mignon il film sullo spreco alimentare

MANTOVA – Il recupero alimentare contro lo spreco che si consuma ogni giorno nel mondo più ricco è il tema di grande attualità che percorre il film “Non morirò di fame” di Umberto Spinazzola. Il regista autore di film e trasmissioni televisive dedicate al cibo, ambienta la sua storia in una Torino contemporanea dove il protagonista Pier ex cuoco stellato (interpretato da Michele Di Mauro) a causa di un passato oscuro vive come un barbone ai margini della città. Nei suoi vagabondaggi conosce un clochard (l’attore polacco Jerzy Stuhr) che gli insegna i segreti del recupero degli scarti alimentari.
Pier ritroverà il suo amore per la gastronomia attraverso un viaggio nella cucina del recupero, elaborando ricette con ingredienti ri-utilizzati e salvati dallo spreco. Il suo talento si rivelerà necessario per consolidare il rapporto difficile con la figlia (l’esordiente Chiara Merulla) e iniziare un nuovo percorso di vita.
Il film uscito in febbraio verrà proiettato in prima visione a Mantova presso il cinema Mignon venerdì 26 maggio alle ore 21,15.
A tutti gli spettatori verrà donato un pieghevole con molte ricette tradizionali mantovane del recupero che risalgono ai tempi in cui i nostri nonni non gettavano niente riuscendo a realizzare alcuni capisaldi del nostro patrimonio culinario. Le ricette sono riccamente illustrate con bellissime tavole realizzate da Marta Lonardi giovane e promettente artista mantovana.
L’iniziativa è proposta da Il pianeta divorato, Slow Food e Cgil Spi Mantova al fine di sensibilizzare il pubblico verso la necessità di un impegno anche a titolo personale contro lo speco del cibo che in questi ultimi anni ha raggiunto livelli preoccupanti.
Dati alla mano, in Italia il 38,7% della dispersione di alimenti avviene nelle case e nei ristoranti, superata di pochissimo da quella che si verifica durante la produzione agricola (38,9%). Solo nel nostro Paese si parla di uno spreco di 179 kg di cibo pro capite l’anno, che contribuisce a comporre nel mondo i 1.300 milioni di tonnellate di rifiuti edibili più che sufficienti per nutrire l’11% della popolazione che vive in condizioni di insicurezza alimentare e denutrizione.