RIVALTA SUL MINCIO (RODIGO) Elettra Marconi è da anni una sua amica e non poteva essere diversamente visto che Adriano Ogliosi, nativo di Piubega ma dagli anni ’60 abitante a Rivalta sul Mincio è uno dei più grandi esperti di radio ben oltre i confini mantovani e, come tale, non poteva essere che un grande stimatore di Guglielmo Marconi, il celebre scienziato, inventore del telegrafo senza fili e della radio.
E’ così, che nel centenario della radio italiana – 6 ottobre 2024 – Ogliosi
ci ha aperto le porte della sua casa di Rivalta dove custodisce la sua straordinaria collezione di radio, dagli anni ’20 quando gli apparecchi avevano gli altoparlanti esterni, agli anni ’50 ma gli oggetti legati al mondo delle telecomunicazioni in casa Ogliosi hanno date ancora antecedenti come le valvole termostatiche di inizio 900 o un microfono a carbone del 1909.
La sua passione iniziò da ragazzino con l’agognato acquisto di una radio a pile che dopo diverso tempo i genitori comprarono. E la passione intanto crebbe, una volta divenuto adulto il primo acquisto di una radio a un mercatino. Fu il primo dei tanti pezzi che piano piano andarono a comporre la straordinaria collezione di radio d’epoca di Ogliosi: pezzi tutti funzionanti che lui accende e ascolta regolarmente.
Le radio della collezione di Ogliosi, che è anche collaboratore della rivista Antique Radio Magazine, sono degli autentici capolavori, c’è ne persino una subacquea utilizzata durante la Seconda Guerra Mondiale. Una parte di questa collezione si può ammirare nella mostra inaugurata oggi dall’Associazione Postumia a Rocca Palatina di Gazoldo degli Ippoliti.
Niente di meglio per rendere omaggio ai 100 anni della radio italiana che prese il via alle ore 21 del 6 ottobre del 1924 con la prima trasmissione radiofonica. Era un lunedì e da uno studio di piazza del Popolo a Roma fu trasmesso via radio un concerto di musica classica, presentato da un breve annuncio. Durò un’ora e mezza in tutto, e diede inizio alla storia della radio italiana.
Nel video servizio si può ammirare una parte della collezione raccontata da Adriano Ogliosi