Quando Sordi scoprì “le sue nobili origini mantovane”. In città negli anni ’60 per conoscere gli omonimi marchesi, tornò poi nel ’95

Quando Sordi scoprì

MANTOVA – Il 15 giugno del 1999, quando Alberto Sordi compì 79 anni, le agenzie diffusero la notizia che il celebre attore, reduce dalle riprese de “Il Marchese del Grillo”, aveva saputo di avere davvero diritto al blasone. “A quanto pare infatti – venne scritto – Sordi sarebbe un discendente dei Gonzaga di Mantova. ”La scoperta delle mie nobili origini risale a molti anni fa -spiegò nell’occasione l’attore- quando un mio amico esperto in araldica (il professor Alessandro Cutolo) fece alcune ricerche per capire se ero discendente dei marchesi Sordi di Mantova, quelli che un tempo finanziavano i Gonzaga e dai quali adottarono un figlio”.
E negli anni sessanta Sordi arrivò proprio nel capoluogo virgiliano per conoscere l’omonima famiglia dei marchesi con i quali poteva essere imparentato.
Tornò poi nel 1995 su invito dell’allora Provveditore agli Studi Francesco Gentile, come riportato nel libro “Alberto Sordi segreto, amori nascosti, manie, rimpianti, maldicenze” uscito quest’anno proprio in occasione dei cento anni della sua nascita che oggi sono stati ricordati in tutto il Paese (VEDI ANCHE: (100 anni fa nasceva Alberto Sordi, il ricordo in Campidoglio)
“Sordi- si legge – fece visita a Benedetto Sordi, quindi si recò al teatro Ariston dove lo aspettavano centinaia di giovani. Non appena salì sul palco vi furono da parte degli studenti applausi a non finire e un boato così forte che si ebbe l’impressione che stesse per venire giù la galleria”.
Sordi era venuto a presentare il suo ultimo film “Nestore” .
“In quei giorni – prosegue il racconto – a Palazzo Te era stata inaugurata la mostra delle monete dei Gonzaga. Nei pressi dell’ingresso incontrammo due scolaresche in visita. Gli studenti, alla vista di Sordi, rimasero sorpresi e senza parole. Alberto, con la sua proverbiale prontezza di spirito, ruppe il silenzio così: “Vi piacciono i soldini?. Detto da lui, che a Roma gli avevano appioppato la fama di essere avaro ed era stato anche protagonista del film “L’avaro”, la battuta scherzosa ebbe, nei riguardi dei presenti, un effetto a dir poco clamoroso”.
Durante i giorni mantovani l’Albertone nazionale visitò anche il geriatrico Mazzali, venne ricevuto dall’allora commissario prefettizio Raffaele Pisasale (fu il periodo con il capoluogo senza sindaco dopo che venne invalidata l’elezione di Chiara Pinfari ndr) e dall’assessore provinciale alla cultura, il leghista Vittoriano Razzini. E proprio a proposito dei militanti del Carroccio che all’epoca avevano proclamato Mantova loro capitale con l’istituzione a Bagnolo del Parlamento del nord, Sordi calatosi di nuovo nei panni di “quasi” marchese disse da buon romano che avrebbe reclamato il suo marchesato e li avrebbe cacciati via. Un episodio che Razzini, divertito, ha poi raccontato più volte.
Quando passava per le strade e la gente lo riconosceva era un tripudio di applausi….ma lui a quelli era abituato tanti erano stati i successi della sua lunga carriera durante la quale ha saputo rappresentare il vero italiano, in tutte le sue più immaginabili sfaccettature, probabilmente come nessun altro potrà e saprà fare.