San Francesco e Mantova, un legame antico raccontato dai manoscritti della Teresiana

MANTOVA – La vita e gli scritti di San Francesco sono stati al centro di un interessante incontro svoltosi oggi nella Sala Vedute della Biblioteca Teresiana, nell’ambito delle celebrazioni per l’Ottavo Centenario Francescano. Relatore dell’appuntamento, intitolato Micae Franciscanae (dal latino micae, “briciole”), è stato il professor Franco Negri, affiancato dalla direttrice delle Biblioteche comunali di Mantova Francesca Ferrari.
Il titolo, evocativo e simbolico, rimanda a una raccolta di piccole riflessioni e approfondimenti sul Santo d’Assisi, che l’incontro ha saputo intrecciare con una lettura interpretativa di grande valore attraverso alcuni preziosi manoscritti conservati nel patrimonio della Biblioteca Teresiana, offrendo così un quadro inedito e meno conosciuto della sua figura.

Un legame, quello tra San Francesco e Mantova, che affonda le radici nella tradizione: si narra infatti che nel 1220, di ritorno dall’Oriente e diretto verso Assisi, il Santo si sia fermato nella città virgiliana, affidando a frate Benvenuto il compito di fondare la prima comunità di frati. Già nel 1232 a Mantova era presente una comunità stabile di francescani, che prosperò anche grazie alla benevolenza dei Gonzaga. Tre chiese ne testimoniano ancora oggi la presenza e l’eredità spirituale: San Francesco, Santa Maria delle Grazie (in origine convento francescano) e Santa Paola, fondata dalle Clarisse francescane.

Nel corso della sua relazione, il professor Negri ha ripercorso le principali tappe della vita del Santo, sottolineando come il suo messaggio continui a conservare una forza intatta attraverso i secoli. Ha ricordato il 1223, anno in cui San Francesco scrisse la Regola definitiva per l’Ordine dei Frati Minori, il 1224 quando sul monte della Verna ricevette le stimmate, il 1225, anno della composizione del Cantico delle Creature – di cui ricorre quest’anno l’ottavo centenario – e infine il 1226, quando il Santo morì ad Assisi, il 4 ottobre.
Durante la conferenza, Negri ha condiviso con il pubblico alcune riflessioni illuminanti: “Non tutti conoscono davvero San Francesco. Spesso l’immagine stereotipata e oleografica che ci arriva non è corretta: fu un uomo capace di proporre e decidere con forza, molto vicino alla spiritualità benedettina, ma radicato nei due cardini della sua vita: la povertà e l’umiltà. Scrisse molto, e dalle sue lettere emerge un ritratto di grande personalità, pieno di amore e fiducia, che traspare anche dalle frequenti citazioni dei Salmi.”

Studioso di manoscritti, Franco Negri – formatosi all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e all’Institut de Recherche et d’Histoire des Textes (IHRT) di Parigi – ha poi guidato i presenti alla scoperta di alcuni manoscritti originali della Biblioteca Teresiana. Tra questi, un manoscritto in pergamena della metà del XII secolo contenente il “Libro dell’Esodo”, proveniente dal convento di Santa Maria delle Grazie e considerato il primo esempio di Bibbia con commento a margine; un manoscritto miniato in pergamena del XV secolo con la ‘Vita di San Francesco’, nota come ‘Legenda Maior’, scritta da Bonaventura da Bagnoregio, che dal 1266 sostituì tutte le versioni precedenti; un Breviloquium, opera di stampo filosofico proveniente dal convento del Polirone di San Benedetto Po, testimonianza della vicinanza tra la spiritualità francescana e quella benedettina; e infine un Lezionario del XV secolo, contenente le vite dei Santi che venivano lette durante le ore del notturno secondo la liturgia claustrale, anch’esso proveniente dal convento del Polirone.
Le ricerche su San Francesco e sui testi a lui legati sono tuttora vivissime e in continuo sviluppo. “Sarebbe opportuno creare un team di studiosi, come avviene in Francia – ha concluso Negri – per analizzare a fondo il patrimonio dei manoscritti. Sono documenti preziosi: oggi ne conserviamo appena il 5% del totale originario. Questo dà la misura di quanto sia andato perduto.”

Elisabetta Romano