MANTOVA – “La novità di questa mostra è di aver messo insieme il primo e il secondo ‘900, cosa che in genere non avviene. Questa esposizione tenta di mettere in colloquio le due parti del secolo, per sollecitare i modernisti a guardarsi indietro, perché ci sono opere di pregio, e per dire a coloro appassionati della prima parte del ‘900: guardate che il moderno ha dei numeri”.
Con queste parole il curatore Alberto Bernardelli introduce il cuore concettuale della nuova esposizione “Uno sguardo sul ‘900 mantovano, da Vindizio a Bonfà”, inaugurata oggi nella Sala delle Colonne del Museo Diocesano di Mantova, e visitabile fino al prossimo 5 ottobre.
Un’esposizione che si distingue non solo per la qualità delle opere ma per il taglio inedito, capace di rompere le consuete cesure cronologiche e stilistiche, restituendo continuità e dialogo tra le anime artistiche di un secolo, che per Bernardelli non va interpretato come una sequenza di rotture, ma come un percorso coerente dove, pur nella diversità dei linguaggi — dalla figurazione all’astrazione — permane un’intenzione artistica condivisa. A sottolineare l’identità profonda dell’esposizione, anche il direttore del Museo Diocesano, don Stefano Savoia, che ne sintetizza l’anima in tre parole chiave: ricerca, autenticità e poesia. “Più di ogni altro secolo il ‘900 ha visto delle ricerche straordinarie”, spiega. “I pittori mantovani, spostandosi nei grandi centri culturali italiani ed europei, hanno subito l’influsso dei grandi maestri del ‘900 ma l’autenticità si ritrova proprio nella loro capacità di assorbire tali influssi e di trasformarli in un linguaggio personale. E infine poesia, perché ciò che i poeti fanno con le parole, questi maestri lo hanno fatto con il colore e le forme”.
Sono 130 le opere esposte, realizzate da 30 artisti, in gran parte provenienti da collezioni private e raramente visibili al pubblico. Un corpus imponente e variegato che attraversa tecniche e stili diversi: disegno, incisione, acquerello, pastello, pittura a olio e scultura da tavolo. Il percorso espositivo si apre con i maestri nati a cavallo tra Otto e Novecento: Vindizio Nodari Pesenti, Bresciani da Gazoldo, Guindani, Lomini, Moretti Foggia e Monfardini, protagonisti di importanti rassegne regionali e nazionali.
A seguire, l’energia luminosa dei Chiaristi dell’alto Mantovano, ispirati da Angelo Del Bon e rappresentati da Marini, Mutti, Facciotto e Nene Nodari. Il paesaggio mantovano rivive nelle opere di Somensari — promettente artista scomparso prematuramente — insieme a Zanfrognini, Resmi e Perina, mentre la raffinata leggerezza dell’acquerello trova espressione in Ferrarini e Giovetti. L’intimismo domestico e introspettivo è affidato a Giovanni Bernardelli ed Elena Schiavi, mentre le atmosfere metafisiche e oniriche emergono nei lavori di Ugo Celada e Lanfranco.
Il racconto si chiude con le voci più moderne e sperimentali del secolo: Schirolli, Sermidi, Bonfà e Viviani, che portano lo sguardo verso le nuove sensibilità artistiche della seconda metà del Novecento.
Non manca lo spazio dedicato alla scultura, con opere di Gorni, Nenci, Seguri, Bergonzoni e Nordera, che completano un affresco complesso, vibrante e profondamente identitario della cultura visiva mantovana del secolo scorso.
Orari di apertura: Venerdì, sabato e domenica: 9:30 – 12:00 | 15:30 – 18:30












