MANTOVA – Un viaggio pieno di fascino alla scoperta della Cupola di Sant’Andrea: è ciò che ha offerto oggi la conferenza «La Gran Cupola di Sant’Andrea: passato e presente», ospitata nell’Atrio degli Arcieri di Palazzo Ducale e promossa dalla Società per il Palazzo Ducale di Mantova. Dopo l’introduzione del presidente Sandro Sarzi Amadè, il pubblico è stato accompagnato in questo percorso di riscoperta dalla relatrice,l’architetto Monica Nascig, responsabile di gran parte dei recenti progetti di recupero della basilica, la quale ha saputo intrecciare rigore scientifico e passione divulgativa.
Con parole, immagini storiche e rilievi di cantiere, Nascig ha guidato i presenti in un viaggio attraverso i secoli, svelando i segreti architettonici, simbolici e materici dell’imponente struttura barocca che da secoli svetta sul profilo della città. «Quello che noi oggi leggiamo come un organismo unitario – ha spiegato – è in realtà il risultato di un lungo processo, fatto di riforme e cantieri susseguitisi nell’arco di oltre tre secoli. La prima pietra fu posata nel 1732 e i lavori si conclusero solo nel 1780. Prima di allora, la basilica era protetta da una semplice copertura lignea». Da qui la scelta del titolo della conferenza: «La Gran Cupola», espressione già presente nei documenti settecenteschi, e che l’architetto ha voluto recuperare per restituire quel senso di grandiosità e solennità che la struttura ha sempre evocato fin dalla sua ideazione. Attraverso una ricca documentazione visiva, la relatrice ha analizzato in dettaglio l’apparato decorativo: le statue delle Virtù teologali, alte sei metri, i busti dei profeti, le dorature in oro zecchino, fino ad arrivare alle raffinate tecniche costruttive e di manutenzione. Un dato sorprendente è emerso proprio riguardo alle statue: realizzate direttamente in opera, con un nucleo in muratura, intonaco modellato e elementi lignei a sostegno degli arti. La finitura, pensata per imitare la pietra, rappresenta una soluzione ingegnosa alla mancanza di cave di marmo nel territorio mantovano.
Un problema ricorrente: le infiltrazioni d’acqua
Ampio spazio è stato dedicato ai problemi di conservazione della cupola, in particolare alle infiltrazioni. «Abbiamo una relazione del Collegio di Sant’Andrea che già nel 1771 denuncia che “piove, nevica e vi resta una selvosa armatura” – ha detto Nascig –. I ponteggi erano continuamente presenti all’interno della basilica, perché la mancanza della copertura in piombo esponeva la struttura ai danni dell’acqua. Ancora nel 1775 mancavano porzioni di copertura, e solo nel 1780 fu completata la posa delle vetrate e delle lastre in piombo». Il tema si ripropone anche nei restauri più recenti: «Nel 2013 abbiamo trovato depositi salini ed efflorescenze che avevano danneggiato la pellicola pittorica, in particolare sui rifacimenti novecenteschi, anneriti molto più delle superfici originali settecentesche. L’acqua è sempre stata il vero nemico silenzioso della cupola».
Dal sogno alla valorizzazione
Importante il racconto del percorso che ha portato alla creazione del nuovo camminamento visitabile. «Era un sogno che coltivavamo da anni – ha confidato – poter condividere con quante più persone possibile la gioia di vedere da vicino i dipinti dell’Anselmi e le particolarità architettoniche della cupola». Oggi, grazie a un progetto cofinanziato dal Ministero della Cultura, anche i soci prenotati hanno potuto accedere in via eccezionale alla salita guidata lungo i camminamenti storici fino alla base del tamburo, a 40 metri di altezza. «Il percorso esisteva già, ma era pensato solo per gli addetti ai lavori. Lo abbiamo attrezzato con un nuovo impianto di illuminazione, anche di emergenza, e reso sicuro per le visite