MATERA (ITALPRESS) – Sogin ha concluso la rimozione di un “monolite” in cemento armato che contiene rifiuti radioattivi. La struttura era presente all’interno della Fossa 7.1, nell’impianto Itrec di Rotondella (Matera).
Il monolite è stato realizzato alla fine degli anni ’60 ed è una struttura di forma prismatica con una massa di circa 130 tonnellate e un volume di 54 metri cubi.
Si trova a 6,5 metri di profondità dal piano campagna e al suo interno, suddivisi in quattro pozzi a sezione quadrata, vi sono fusti con rifiuti a media radioattività, inglobati in malta cementizia, derivanti dall’esercizio dell’impianto. Quella di oggi, ovvero il sollevamento e l’estrazione dei singoli pozzi, riguarda l’ultima fase dei lavori che consentiranno di procedere alla bonifica e al rilascio dell’area della Fossa 7.1. I quattro pozzi rimossi sono stati trasferiti in massima sicurezza in un deposito del sito per il loro stoccaggio temporaneo. La prima fase dei lavori ha riguardato una serie di attività propedeutiche quali la realizzazione della barriera idraulica, la costruzione di un’apposita copertura per il confinamento statico e dinamico dell’area, lo scavo attorno al monolite e il suo consolidamento. “Questa è la prima volta che si svolge un’attività di bonifica di questo tipo”, ha spiegato il presidente di Sogin, Luca Perri. “L’Italia – ha proseguito – ha iniziato per prima a implementare il programma complessivo di decommissioning. Si è pertanto trovata ad affrontare sfide nuove senza poter ‘copiare’. Questo, mi sembra il modo migliore per celebrare i 20 anni che questa società compie e l’inizio del mio mandato”.
La prima volta “che arrivai qui fu nel 2010 – ha ricordato Emanuele Fontani, Ad di Sogin – e la sfida che mi trovai davanti fu di rendere reversibile qualcosa che era irreversibile. Pensai subito che era un’opera difficile da realizzare. Ho assistito ai lavori e alle operazioni di taglio, in condizioni difficili. E alla fine ce l’abbiamo fatta grazie alle grandi competenze e all’entusiasmo del team”.
(ITALPRESS).
Il monolite è stato realizzato alla fine degli anni ’60 ed è una struttura di forma prismatica con una massa di circa 130 tonnellate e un volume di 54 metri cubi.
Si trova a 6,5 metri di profondità dal piano campagna e al suo interno, suddivisi in quattro pozzi a sezione quadrata, vi sono fusti con rifiuti a media radioattività, inglobati in malta cementizia, derivanti dall’esercizio dell’impianto. Quella di oggi, ovvero il sollevamento e l’estrazione dei singoli pozzi, riguarda l’ultima fase dei lavori che consentiranno di procedere alla bonifica e al rilascio dell’area della Fossa 7.1. I quattro pozzi rimossi sono stati trasferiti in massima sicurezza in un deposito del sito per il loro stoccaggio temporaneo. La prima fase dei lavori ha riguardato una serie di attività propedeutiche quali la realizzazione della barriera idraulica, la costruzione di un’apposita copertura per il confinamento statico e dinamico dell’area, lo scavo attorno al monolite e il suo consolidamento. “Questa è la prima volta che si svolge un’attività di bonifica di questo tipo”, ha spiegato il presidente di Sogin, Luca Perri. “L’Italia – ha proseguito – ha iniziato per prima a implementare il programma complessivo di decommissioning. Si è pertanto trovata ad affrontare sfide nuove senza poter ‘copiare’. Questo, mi sembra il modo migliore per celebrare i 20 anni che questa società compie e l’inizio del mio mandato”.
La prima volta “che arrivai qui fu nel 2010 – ha ricordato Emanuele Fontani, Ad di Sogin – e la sfida che mi trovai davanti fu di rendere reversibile qualcosa che era irreversibile. Pensai subito che era un’opera difficile da realizzare. Ho assistito ai lavori e alle operazioni di taglio, in condizioni difficili. E alla fine ce l’abbiamo fatta grazie alle grandi competenze e all’entusiasmo del team”.
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