MANTOVA – Il boom dei prezzi dei fertilizzanti azotati e la possibilità di utilizzare il digestato come fertilizzante naturale in campo, concesso dal Consiglio dei Ministri dopo le pressioni di Coldiretti a livello nazionale, spinge la richiesta di concimi naturali anche in provincia di Mantova.
“Lo stesso assessore all’Agricoltura della Lombardia, Fabio Rolfi, aveva parlato di una grande conquista del mondo agricolo – ricorda il presidente di Coldiretti Mantova, Paolo Carra -. L’apertura concessa all’utilizzo del digestato come fertilizzante consente di sviluppare filiere di economia circolare green, con benefici sia in chiave ambientale che economica, alla luce dei costi dei concimi chimici e della loro difficile reperibilità”.
Alessandro Gandolfi, allevatore di Pegognaga con 700 capi in stalla e presidente della cooperativa San Lorenzo con oltre 100 soci, calcola un incremento della richiesta di letame solido di circa il 30% dall’inizio dell’anno, quando l’invasione dell’Ucraina non era ancora stata compiuta, ma la parabola delle quotazioni dei fertilizzanti era da alcuni mesi in fase rialzista.
Le dinamiche in atto sono prevalentemente due. Da un lato la richiesta di digestato in sostituzione dei concimi chimici. “Gli agricoltori si stanno orientando in questa direzione, richiedendo aiuto ai contoterzisti, dotati di macchine per l’interramento di precisione dei reflui direttamente sotto la superficie seminata – spiega Gianni Rondelli di Coldiretti Mantova -. Questa soluzione permette di tagliare le spese, sostituire il concime chimico e può essere utilizzato fino al soddisfacimento del fabbisogno di azoto della coltura stessa”.
I prezzi del digestato si collocano su valori inferiori rispetto alle concimazioni chimiche e si aggirano intorno ai 10 euro a tonnellata oltre al trasporto, con un fabbisogno intorno alle 30 tonnellate per ettaro.
Coldiretti Mantova raccomanda che il ciclo del digestato destinato all’interramento in campo parta dall’utilizzo di reflui zootecnici ed eventualmente i sottoprodotti dell’attività agricola (come ad esempio scarti di lavorazione delle barbabietole, buccette di pomodoro), senza cioè alcun utilizzo di sottoprodotti di provenienza non agricola o addirittura incerta.
Accanto all’uso di digestato come fertilizzante, impiegato anche in agricoltura biologica o attraverso il “vermi-compost”, soluzione adottata da alcune realtà agricole come Terraviva di Pegognaga, sta aumentando la richiesta di letame solido per la produzione di energia elettrica e calore attraverso gli impianti di biogas, come precisa Alessandro Gandolfi.
“La cooperativa ha fornito nel 2021 oltre 52mila tonnellate di letame solido, dopo il processo di separazione della parte liquida – spiega Gandolfi – e rifornisce cinque impianti di biogas nel raggio di una ventina di chilometri da Pegognaga. Le richieste sono aumentate del 30% e la scorsa settimana altri due impianti di biogas ci hanno contattato per poter accedere al servizio e ridurre la percentuale di trinciati vegetali come il mais o il sorgo, le cui quotazioni sono salite notevolmente”. Una scelta, quella di promuovere l’impiego di reflui zootecnici nei digestori al posto delle biomasse vegetale da destinare al circuito umano (food) o zootecnico (feed), fortemente sollecitata da Coldiretti.
Il percorso della cooperativa San Lorenzo si è inserito all’interno del progetto LifeDop finanziato dall’Unione europea, finalizzato a ridurre l’impatto ambientale della zootecnia ed avere un ciclo di produzione dei formaggi Grana Padano e Parmigiano Reggiano più sostenibile e il più possibile vocato all’economia circolare.