Latte, cresce l’ottimismo. Carra (Coldiretti): “Mercato meno pesante, prospettive di rialzo”

Siamo in attesa di trovare un accordo sul prezzo del latte, il mercato è meno pesante rispetto a qualche settimana fa, qualche spiraglio si intravede anche sulla ripresa dei consumi e ritengo vi siano le condizioni per un contratto che non penalizzi gli allevatori, gravati da costi di produzione che si mantengono elevati”.

Paolo Carra, vicepresidente di Coldiretti Lombardia incaricato per la trattativa sul prezzo del latte, si dichiara “un po’ più ottimista rispetto a due settimane fa, quando il negoziato con la parte industriale si è incagliato”.

Difficile sbilanciarsi oggi su un prezzo, dal momento che i listini del latte spot (cioè quello in cisterna con contratti di conferimento non superiori a tre mesi) sono in movimento e hanno imboccato una strada rialzista nell’ultima settimana tanto per la produzione italiana, che ha raggiunto in Borsa merci a Verona la quotazione di 45,50 €/100 kg, che per quella estera (36,25 €/100 kg il latte di provenienza Austria e Germania).

Sensibilmente più alto il prezzo del latte alla stalla in Lombardia, soggetto a durate contrattuali più lunghe e su una media nei primi quattro mesi del 2023 a 55,53 €/100 kg, con una crescita media rispetto allo stesso periodo del 2022 del 30,48% (fonte: Clal.it), prima degli adeguamenti contrattuali conseguenti al boom dei costi di produzione innescati dall’invasione russa in Ucraina. Prezzi analoghi si sono riscontrati nei primi tre mesi del 2023 anche in Germania, con una media aritmetica che ha raggiunto i 55,66 €/100 kg, più elevati del 30,70% rispetto al primo trimestre dell’anno scorso.

“Le stalle lombarde hanno mostrato di voler investire per incrementare la sicurezza, migliorare il benessere animale, adeguare le strutture alle nuove sfide dell’energia e dell’economia circolare – commenta Carra – e lo dimostrano anche i recenti dati diffusi dall’assessorato regionale all’Agricoltura, in cui il dinamismo dell’agricoltura lombarda ha significato complessivamente aiuti nell’ambito della misura 4.1 del Programma di sviluppo rurale per 121 milioni di euro, per investimenti superiori ai 330 milioni di euro”. Investimenti che gli allevatori mantovani e lombardi hanno pianificato benché il costo del denaro oggi sia superiore rispetto a qualche anno fa.

Resta il nodo dei costi di produzione che, per quanto in diminuzione rispetto a sei mesi fa, si mantengono ancora particolarmente elevati e impongono alla filiera maggiore equilibrio per proteggere una minima marginalità delle stalle che un accordo avventato potrebbe compromettere.

Le prospettive di una ripresa dei prezzi nelle prossime settimane sembrano concrete anche per effetto di un rallentamento delle produzioni europee di latte (grazie all’aumento delle macellazioni di vacche), che potrebbero in concomitanza con la ripresa delle esportazioni alleggerire il mercato lattiero caseario.

Ad aggravare lo scenario anche il nodo dell’inflazione, con i prezzi al consumo in costante rialzo, aspetto che invita la filiera a un dialogo per non penalizzare i singoli anelli e garantire anche alla produzione il corretto riconoscimento di costi produttivi ancora particolarmente alti.

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