È la Lombardia la regione italiana dove si lavora meglio. A dirlo è l’ultimo studio dell’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, che ha elaborato i dati dell’indagine BES-Istat 2023 sulla qualità e soddisfazione lavorativa nelle 21 regioni italiane.
Dall’incrocio di dieci indicatori sulla condizione occupazionale – che includono stabilità, sicurezza, retribuzione, carriera, smart working, part time involontario, infortuni e tasso di occupazione – la Lombardia conquista il primo posto assoluto nella classifica nazionale del “benessere aziendale”, davanti alla Provincia Autonoma di Bolzano, al Veneto, a Trento, Piemonte e Friuli Venezia Giulia.
Lombardia: meno precari, più sicurezza e più lavoro
Nel dettaglio, la Lombardia emerge come la regione più solida e sicura sotto quasi tutti i parametri: è la meno interessata dal precariato, con solo il 10,7% di occupati a termine da più di cinque anni (contro il 27,9% della Sicilia e il 25,5% di Calabria e Puglia); vanta uno dei tassi di occupazione più alti d’Italia (74,6%), dietro solo a Bolzano (79,6%) e Valle d’Aosta (77,3%); registra il livello più basso di infortuni mortali e inabilità permanente, pari a 7,4 casi ogni 10mila occupati, il valore migliore del Paese; e risulta tra le regioni più “aperte” al lavoro agile, con il 15,6% degli occupati in smart working, seconda solo al Lazio (20,9%). Anche sul fronte della percezione di sicurezza del posto di lavoro, i lombardi sono tra i più tranquilli: solo il 3,1% teme di perdere l’impiego, contro l’8,8% registrato in Basilicata o il 5,9% in Calabria.
Soddisfazione personale: il Nord e le piccole realtà alpine in testa
Spostando lo sguardo sul livello di soddisfazione soggettiva per il proprio lavoro, la ricerca CGIA mostra che in Italia oltre 12,2 milioni di persone – il 51,7% degli occupati – si dichiarano “felici” della propria attività.
Ai vertici della classifica si trovano Valle d’Aosta (61,7%), Trento (61,1%) e Bolzano (60,5%), seguite da Umbria (58,2%), Piemonte (57,1%) e Marche (55,4%). La Lombardia si colloca a metà della top ten, con un 53,9% di lavoratori soddisfatti, pari a 2,35 milioni di persone, e una crescita del 14% rispetto al 2019. Secondo la CGIA, le regioni montane e di piccole dimensioni presentano “una forte integrazione tra attività produttiva, ambiente e qualità della vita”, dove il tessuto di microimprese artigiane e familiari contribuisce a rafforzare il legame tra lavoro, territorio e comunità.
Il Sud resta indietro: Calabria, Basilicata e Campania in coda
Il quadro cambia radicalmente scendendo verso Sud. Calabria (43,8%), Basilicata (42,3%) e Campania (41,2%) chiudono la classifica della soddisfazione lavorativa.
Qui si concentrano i maggiori problemi: alti tassi di precarietà, più lavoro irregolare (fino al 19,6% in Calabria) e più percezione di insicurezza.
Le regioni meridionali registrano anche i tassi di occupazione più bassi, sotto il 50%, e il maggior numero di persone che non lavorano e non cercano impiego (in Sicilia la “mancata partecipazione” al lavoro tocca il 32,6%).
Benessere aziendale: il Nord domina, ma servono politiche di equilibrio
L’analisi della CGIA mette in evidenza come, pur con ampie differenze territoriali, la qualità del lavoro in Italia segua una netta spaccatura Nord-Sud.
Il Nord, trainato da Lombardia e dalle Province autonome, mostra performance complessive “da record” per stabilità, produttività e soddisfazione personale; il Mezzogiorno, invece, continua a pagare il prezzo di un mercato del lavoro più fragile, con alti livelli di irregolarità, disoccupazione e precarietà cronica. “La Lombardia dimostra come un tessuto economico solido, fatto di imprese dinamiche e lavoratori qualificati, possa garantire benessere e fiducia”, osserva la CGIA. “Ma il divario territoriale resta una delle sfide strutturali del Paese.”