Zorzoni (Aiip) scrive a Giorgetti: “Cinque proposte concrete e senza maggiori costi per il futuro delle Tlc”

Giovanni Zorzoni

Un manifesto programmatico per tracciare il futuro prossimo delle TLC in Italia a proposito di 5G, voucher per le imprese, rete BUL, spettro radio ed ecosistema Cloud. All’indomani del suo convegno annuale dello scorso maggio, il primo in presenza dopo la lunga pausa determinata dalla pandemia, l’AIIP – Associazione Italiana Internet Provider guidata da Giovanni Zorzoni serra i ranghi contro le proposte avanzate dai cosiddetti “grandi operatori” per la ripresa del settore, presentate in occasione dell’ultimo Tavolo Telco del Mise tenutosi a marzo, e si rivolge al Ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti: indispensabile uno sviluppo sano e concorrenziale del mercato delle telecomunicazioni.
Una strategia articolata in cinque punti, quella delineata da AIIP, che il Presidente Zorzoni ha voluto presentare personalmente al Ministro, in visita pochi giorni fa nel Mantovano per supportare i candidati alle prossime elezioni amministrative, e scaturita dalle non poche perplessità emerse in seno all’Associazione sulle posizioni espresse dai player più strutturati, che hanno recentemente lamentato un supposto “eccesso di concorrenza” e riproposto le loro richieste di innalzamento dei limiti elettromagnetici del 5G con rinvio a tempo indeterminato del pagamento delle frequenze, IVA agevolata al 10% per incrementare le marginalità e taglio della regolamentazione.
Da qui il le cinque proposte concrete di AIIP, senza maggiori costi per il Ministero dello Sviluppo Economico, per il futuro delle TLC italiane, a partire dall’abilitazione del WiFi-NextGeneration per IoT, industria 4.0 e agricoltura di precisione: “Negli USA – si legge nel documento inviato poi in via ufficiale al Mise – la banda dei 6Ghz alta è già stata concessa per abilitare la nuova generazione del WiFi (6E e 7), ma in Italia è attualmente contesa dagli operatori radiomobili per il 5G. Allocare anche questa banda per il 5G renderebbe il mercato del wireless ancor meno contendibile ed elastico, oltre a precludere al tessuto industriale, agricolo e alla cittadinanza reti WiFi a velocità superiori al Gbit/s. Se commettiamo tale errore, ci troveremo con collegamenti in fibra ottica oltre il Gbit/s che non possono essere consumati in WiFi a velocità comparabili, creando una ingiustificata disparità di performance tra la vera fibra ottica e le reti 5G”.
Sotto la lente anche il potenziamento del Voucher Fase 2 per le imprese: “L’intervento si sta dimostrando un successo nel processo di digitalizzazione, consentendo a tantissime PMI di compiere un deciso cambio di passo a livello tecnologico; auspichiamo che, nel caso i fondi non si esauriscano prima, venga prolungato di un anno il termine della misura, fino al 31/12/2023. Riterremmo inoltre prioritario che i fondi residui dai voucher per i privati venissero reinvestiti nella misura per le imprese”.
L’Associazione spinge poi sulla disaggregazione della rete BUL che, nel caso non trovasse attuazione (in palese violazione della disciplina europea), impedirebbe di utilizzare in modo efficiente la rete dello Stato integrandola con quelle già esistenti. “La disaggregazione della rete BUL – prosegue AIIP – consentirebbe agli operatori locali di attivare in modo più diretto, economico ed efficace le utenze site nelle zone più disagiate del paese”.
In tema di armonizzazione dello spettro radio per l’utilizzo da parte di apparecchiature a corto raggio (banda 60Ghz), l’Associazione rileva che l’Italia è in ritardo di oltre due anni nel dare seguito alla normativa comunitaria che impone agli Stati membri di “mettere a disposizione, su base non esclusiva” e, quindi ad uso condiviso, l’intera banda di frequenze compresa tra i 57-71GHz per il loro utilizzo con “dispositivi di trasmissione larga banda” a far data dal 1° gennaio 2020. “L’attuazione di tale disciplina europea è improcrastinabile – scrive AIIP nel suo documento – risultando essenziale per la diffusione del BUL nelle aree a maggiore digital divide”.
Infine, uno sguardo viene rivolto al Cloud, che AIIP immagina a livello di ecosistema federato, autonomo ed interoperabile: “Chiediamo che il Governo valorizzi adeguatamente le competenze del tessuto industriale italiano ad alta tecnologia, preservando la pluralità dell’offerta nazionale, prevenendo forme di lock-in sui servizi cloud della PA, e aprendo a soluzioni open source e free software”.
Così il Presidente di AIIP, Zorzoni: «Non posso nascondere le mie preoccupazioni per l’attuale condizione economica, cui potrebbero aggiungersi possibili recrudescenze del Covid in autunno e le conseguenze del conflitto in Ucraina; tuttavia – prosegue – sono convinto che il dialogo con le istituzioni non debba limitarsi alla ricerca di benefici economici ma debba guardare ad uno sviluppo sano e concorrenziale del mercato delle telecomunicazioni, limitando l’impatto addizionale sul bilancio dello Stato e massimizzando il beneficio per l’utenza finale, nell’interesse non solo del comparto in sé, ma anche di un suo ulteriore sviluppo a beneficio del territorio e dell’intera collettività nazionale».