A Pizzoli e Furoni le due prime pietre d’inciampo di San Giorgio Bigarello 

SAN GIORGIO BIGARELLO – Due pietre d’inciampo, le prime sul territorio comunale, per ricordare due persone Chiarino Pizzoli e Giuseppe Furoni, due concittadini, uno rientrato a casa, Furoni e uno che purtroppo non vi ha mai fatto ritorno, Pizzoli.
Scopo dell’iniziativa è quello di portare il pensiero a ‘inciampare’ metaforicamente nella memoria di momenti drammatici.
La prima commemorazione ha avuto luogo stamani sulla ciclabile Stradella–Gazzo all’altezza della Corte Aurecchio, dove, alla presenza delle autorità e degli alunni della scuola elementare Belgioioso di Gazzo è stata posizionata la pietra d’inciampo e una targa per Chiarino Pizzoli. E proprio per Pizzoli, sabato alle 11 alla Biblioteca Comunale, Daniele Pizzoli, nipote di Chiarino presenterà il libro “Mio nonno è stato un IMI”.

Chi era Chiarino Pizzoli
Nella prospiciente corte Aurecchio (‘Lavrett’ in dialetto) ha abitato e lavorato dal 1934 Chiarino Pizzoli, nato a Castel d’Ario l’11 novembre 1908, di professione contadino.
Durante la seconda guerra mondiale venne arruolato dal regime fascista e inviato nel gennaio 1943 a combattere in Albania.
L’8 settembre ’43 lo sorprese, insieme ai suoi commilitoni, a Berati in Albania e le truppe naziste lo catturarono, venne imprigionato e inviato in un campo di detenzione da qualche parte sconosciuta in Germania o altro paese occupato. Chiarino divenne uno dei 730.000 Militari Italiani Internati (IMI), fatti prigionieri e deportati dai nazisti.
Pizzoli non ritornò più a casa e perì durante la prigionia in luogo sconosciuto e in data sconosciuta del 1944.
Lasciò due figli piccoli Ennio e Gilberto e la moglie Ebe bidella presso la scuola elementare di Stradella.

Gallery pietra d’inciampo Chiarino Pizzoli

Ci si è poi spostati al Centro Culturale Frida Kahlo per la seconda commemorazione con la pietra d’inciampo in ricordo di Giuseppe Furoni. Presente anche la nipote Angiolina, che all’epoca del ritorno dello zio aveva 9 anni, ma ha conservato fino ad oggi, tutte le sue lettere. “Mi ricordo benissimo quando è tornato mio zio – racconta la signora Angiolina, mi ricordo che non riusciva a stare fermo a casa, perchè non era più abituato. Sono tanto contenta che abbiano messo questa pietra d’inciampo in sua memoria, ora spero che si possa fare qualche cosa anche a Moglia, suo paese natale, abbiamo già qualche contatto”.
Lo scorso anno, ad Angiolina Furoni è stata consegnata la Medaglia d’Onore, intestata a Giuseppe, conferita dalla Repubblica Italiana- Presidenza del Consiglio dei Ministri, ai cittadini italiani deportati e internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra.

Chi era Giuseppe Furoni
Figlio di contadini nacque a Moglia il 30 settembre 1911, dove lavorò la terra con la sua grande famiglia fino al suo arruolamento come soldato di fanteria nel 1932. Furoni fu chiamato a servire l’esercito dell’Africa Orientale dal novembre del ’35 fino al marzo 1937.
Dopo il suo rientro in Italia nella primavera del 1937, si ammalò gravemente e fu rinviato a congedo. Venne richiamato alle armi nel dicembre del 1940. Prestò servizio fino a settembre del 1943 in Istria e in Jugoslavia. Due giorni dopo la firma dell’armistizio tra l’Italia e gli Alleati, l’8 settembre del 1943, fu arrestato dai tedeschi a Trieste, deportato e internato, tra l’altro, nel campo tedesco M-Stammlager XX B, vicino a Danzica. È stato un Internato Militare Italiano (IMI) con status di prigioniero di guerra.
Giuseppe fece ritorno a Moglia nell’autunno del 1945, dopo cinque anni di assenza. Per anni non riuscì a riposare in un letto. Spesso, scappava da casa per isolarsi e camminare nella campagna, chiuso in un mutismo cupo. Non disse nulla della sua esperienza nei campi per lungo tempo. Poi riuscì a raccontare quanto vissuto, uscendo dal silenzio dell’oblio per dar voce alla memoria di una vittima della Grande Storia.
Giuseppe Furoni è deceduto nel nostro Comune il 9 giugno 2004.

Gallery pietra d’inciampo Giuseppe Furoni

“E’ stata una giornata molto bella, molto importante – commenta il sindaco Beniamino Morselli – abbiamo ricordato due persone, una ha avuto la fortuna di ritornare, una purtroppo no, due persone che hanno vissuto un periodo storico estremamente difficile e quello che abbiamo cercato di trasmettere anche ai ragazzi delle classi 5° della scuola elementare Montalcini e alle classi 1° della scuola media Don Milani, che erano presenti è quello di non far cadere nell’oblio quello che accadde durante la Seconda Guerra Mondiale, perchè non bisogna fermarsi a riflettere solo il 27 gennaio, Giornata della Memoria, ma bisogna ricordare sempre queste persone, questi fatti, per non ripetere più gli errori del passato”.

Solitamente le pietre d’inciampo vengono posizionate nella casa dove la persona da ricordare ha vissuto, ma d’accordo con la famiglia è stato scelto di ricordare Giuseppe Furoni con una targa e una pietra d’inciampo al Centro Culturale in via Frida Kahlo

“Abbiamo scelto un luogo topico all’interno del comune, un luogo che molti cittadini identificano come il centro del comune – spiega l’assessore alla cultura Davide Dal Bosco – in un posto dove la gente viene per un altro motivo, quello del divertimento, degli incontri di comunità e qui è proprio il significato, dove una persona ci “cade” sopra e si chiede il motivo per cui è stata messa in quel posto e si informa”.

Un’intera settimana quella del Comune di San Giorgio Bigarello dedicata alle iniziative per celebrare la Giornata della Memoria, dopo gli appuntamenti di oggi, infatti San Giorgio ha altre due iniziative: “domani pomeriggio all’auditorium del Centro Culturale – spiega Dal Bosco – avremo uno spettacolo teatrale della compagnia “Il Melarancio” con la Direzione artistica del Centro Teatrale Corniani, che  metterà in scena lo spettacolo “Viaggio ad Auschwitz A/R“

ultimo appuntamento sabato con la presentazione del libro dedicato a Chiarino Pizzoli da parte del nipote”.