Asola, il coraggio tra le fiamme: due fratelli sfidano la morte e salvano una coppia di anziani

CASTELNUOVO (ASOLA) – La fuga di gas dai fornelli della cucina, l’incendio che investe i due anziani proprietari dell’abitazione di Castelnuovo di Asola, marito e moglie, che vengono poi portati in ospedale a Mantova con ustioni sul corpo. Il fatto era avvenuto lo scorso 5 giugno, ma quello che non si sapeva è che i coniugi, 84 anni lei, 79 anni lui, sono stati salvati da due fratelli di Casaloldo che si trovavano nei paraggi e che, sprezzanti del pericolo e delle fiamme, non ci hanno pensato due volte a entrare nella casa di via Verdi per mettere in salvo gli anziani. La storia di Valter e William Buoncompagni viene raccontata di seguito dallo scrittore e storico casaloldese Gian Agazzi.

“Due fratelli. Una casa che esplode. Una corsa contro la morte. In un mondo saturo di cattive notizie, c’è ancora spazio per il coraggio. Quello vero. Quello che non fa rumore. E per le belle storie, a lieto fine. Questa è la storia di Valter e William Buoncompagni, fratelli, idraulici, casaloldesi. Ma, da oggi, qualcosa di più.
Castelnuovo, 5 giugno. Ore 10. Un giovedì qualunque. Il sole accarezza le case, le voci del paese si intrecciano leggere. Poi, il silenzio viene squarciato. Un’esplosione. Secca. Tremenda. Definitiva. Il boato attraversa l’aria come un lampo. I vetri tremano, il terreno vibra. La casa dei Minelli è in fiamme. Le finestre esplose. Fumo denso, nero, alto nel cielo come un urlo.

Tutti si fermano. Due no. Valter e William corrono verso il fuoco. Senza esitazioni. Senza piani. Solo istinto, cuore e sangue freddo. Davanti alla casa trovano Tullio Minelli, ferito. Lo trascinano fuori. Ma Ivana, sua moglie, è ancora dentro. E lì, in quel momento preciso, il mondo si divide: tra chi guarda, e chi entra. E loro entrano.
Dentro, è l’inferno. Detriti ovunque. Fumo velenoso. Fiamme che divorano pareti e speranza. Ivana è lì, in piedi, avvolta dal fuoco, pietrificata dalla paura. Non si può parlare. Non c’è tempo. C’è solo azione. C’è solo una scelta: o fai qualcosa, o qualcuno muore. I due fratelli cercano acqua. Niente. Nessuna fonte. Nessuna speranza. Valter scavalca, corre, trova un tubo in un giardino, lo stacca, lo collega. William resta dentro, tra le fiamme, senza protezione, senza ossigeno, con addosso solo il coraggio. A secchiate, con il tubo, a mani nude, Valter si fa largo tra la morte. William raggiunge Ivana, la stringe forte, la solleva come un padre solleva un figlio. E corre. Corre verso l’uscita, con il fuoco alle spalle e la vita tra le braccia.

Fuori, la adagia a terra. Ivana respira. È viva. Tullio la stringe. Anche lui è salvo. Piangono per il sollievo. Solo dopo arrivano i lampeggianti. Le sirene. I soccorsi. Il sindaco di Asola.
Ma il vero miracolo era già avvenuto. Senza casco. Senza scudo. Solo con l’anima. Valter e William Buoncompagni non hanno parlato ai microfoni. Non hanno sorriso alle telecamere.
“Abbiamo fatto quello che andava fatto,” hanno solo detto allo scriba. E in quella frase c’è tutto. C’è la stessa verità che scriveva Hemingway: “Il coraggio è grazia sotto pressione.”
Hanno ricordato al mondo le parole di Tolkien: “Ci sono cose per cui vale la pena lottare, anche quando non c’è speranza”.
Hanno vissuto quella scena da film che amiamo citare, ma che pochi avrebbero il coraggio di vivere davvero. Come disse Al Pacino in Ogni maledetta domenica: “In ogni battaglia, è l’uomo disposto a morire che guadagna quell’ultimo centimetro.” E loro, centimetro dopo centimetro, si sono presi una vita indietro dalle fauci della morte. Non servono stadi, inni, o medaglie. Hanno giocato la partita più dura, e l’hanno vinta. E mentre le fiamme divoravano muri, loro hanno alzato la bandiera invisibile dell’umanità. Castelnuovo ha visto il peggio, ma ha conosciuto il meglio. Ha visto due uomini qualunque diventare leggenda, senza volerlo, senza saperlo, solo seguendo un principio antico: “Prima di tutto, salva il tuo prossimo.” “Gli eroi sono quelli che fanno ciò che deve essere fatto, quando deve essere fatto, qualunque sia il costo.” (Winston Churchill).

Valter e William. Due fratelli. Due idraulici. Due Casaloldesi. Due uomini. Due nomi che non troverete in un film di Hollywood, ma che in quel 5 giugno sono diventati sinonimo di coraggio. Che poi, come dice la parole, è l’azione del cor, del cuore. E se il fuoco ha lasciato ceneri, loro hanno lasciato memoria. Da oggi, a Casaloldo, il coraggio ha un nome. Anzi, due”.