SERMIDE E FELONICA – L’attesa è palpabile, quasi febbrile, per le operazioni di disinnesco della bomba americana da 250 libbre rinvenuta nei pressi dell’impianto idrovoro ex Revere di Moglia di Sermide. L’ordigno bellico, anche se di peso inferiore, è del tipo di quello rinvenuto nella golena di Brescello nel Reggiano, di ben 535 libbre, e che aveva costretto il sindaco di Viadana ad emettere un’ordinanza di evacuazione per 800 residenti.
Il sindaco Edoardo Maestri da quattro giorni ha aperto il Coc e sta coordinando con la Prefettura di Mantova, le Forze dell’Ordine, Croce Rossa, Protezione Civile e i militari dell’Esercito le manovre di brillamento. Non è ancora noto se saranno gli artificieri del 2° Genio Pontieri di Piacenza che hanno già operato a Viadana o quelli del 10° Reggimento Genio Guastatori di Cremona che si occuperanno di far esplodere la bomba. Un’operazione delicata che, anche nel caso di Sermide, ha richiesto l’evacuazione di ben 860 persone, residenti in un raggio di 1.264 metri dal luogo del ritrovamento. La zona di sicurezza verticale è stata calcolata in 949 metri per cui è stato emesso il divieto di sorvolo. Sospese le navigazioni sul fiume Po.
Tutte le strade di accesso alla zona rossa e alla frazione di Moglia di Sermide sono state transennate, per garantire la sicurezza durante le operazioni. L’ora “X” dovrebbe scattare dalle 16 di martedì 6 o nella mattinata di mercoledì 7 maggio. Questo perché la bomba è a lungo ritardo chimico e può esplodere entro 144 ore.
Si tratta sicuramente di una delle tante bombe contenute nella “pancia” di bombardieri americani che le hanno fatte cadere il 13 luglio 1944 su tutta l’asta del fiume Po nell’operazione “Mallory Major”: un’iniziativa alleata volta a distruggere i ponti sul Po per bloccare il passaggio e interrompere i rifornimenti alle truppe tedesche. Evidentemente qualche ordigno, in queste zone a ridosso del Po, è rimasto inesploso e viene ritrovato a distanza di anni dalla fine del secondo conflitto mondiale.
La comunità, vista la delicata situazione, ha risposto con prontezza e spirito di collaborazione: la maggior parte degli evacuati ha trovato rifugio presso parenti e amici, stringendo un ideale abbraccio di solidarietà in un momento di incertezza. Solo una minoranza, composta principalmente da cittadini stranieri, ha necessitato di accoglienza presso il palazzetto dello sport, allestito in tempi record per far fronte all’emergenza.
Tra gli sfollati c’è Liliana Albieri, 81 anni: “Vivo sola e non mi hanno voluto lasciare nella mia casa – ha detto con gli occhi velati da una lacrima – Non ho nessuno. Qui ho trovato un letto e un pasto caldo ma non ho nessuno con cui poter scambiare qualche parola perché molti sono stranieri”. Il palazzetto dello sport ospita anche marito, moglie e genero: “Siamo stati costretti a lasciare la nostra casa, ma il pensiero va ai nostri gatti – dice il genero della famiglia Barozzi – Abbiamo messo cibo e croccantini in ogni angolo della casa. Non ci fanno andare neanche per pulire le lettiere”. E il marito della coppia ha aggiunto: “Sembra di essere in ferie, ma aspettiamo di poter tornare a casa”.
Tuttavia, serpeggia tra i residenti, costretti a lasciare le proprie abitazioni anche solo per pochi giorni, il timore che le case rimaste incustodite possano diventare facile preda di sciacalli nponostante siano stati istituiti controlli da parte delle Forze dell’Ordine. Alcuni anziani, nonostante l’ordinanza di sgombero, non hanno voluto lasciare le proprie case.
E mentre gli artificieri si preparano ad affrontare la sfida, Sermide e una parte di Castelnuovo Bariano, al confine con la provincia di Rovigo, trattengono il fiato.
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