Cronaca 28 gennaio 2025, 09:06

Capitalismo senza democrazia: il rischio di un sistema senza freni

Monica Bottura

Capitalismo senza democrazia: il rischio di un sistema senza freni

C’era un tempo, negli anni Novanta, in cui sembrava che il destino dell’umanità fosse già scritto. La caduta del Muro di Berlino aveva sancito la fine delle grandi ideologie del Novecento, e il capitalismo liberale, abbracciato dalla globalizzazione nascente, si presentava come l’unico sistema in grado di garantire prosperità e libertà. Francis Fukuyama, nel suo celebre The End of History and The Last Man, formulò l’idea che la democrazia liberale fosse l’apice dello sviluppo umano, destinata a espandersi incontrastata nel mondo. Ma la storia non era finita. Negli ultimi trent’anni, il mondo ci ha dimostrato che quel legame tra capitalismo e democrazia era ben meno saldo di quanto si pensasse. Il capitalismo, lungi dall’essere un sistema radicato nei valori democratici, si è dimostrato incredibilmente adattabile: può prosperare anche in regimi autoritari, illiberali e repressivi. Cina e Russia ne sono esempi evidenti.

Mi fu illustrato questo quadro in tempi non sospetti ancora una quindicina di anni fa quando, moderando un convegno, intervistai Vittorio Emanuele Parsi, uno dei più affermati politologi italiani nonchè esperto di relazioni internazionali, con cui ebbi la fortuna poi di dialogare in altre occasioni. Nonostante fossero gli anni in cui la presidenza Obama negli Usa aveva fatto rinascere tante speranze al di là e al di quà dell'Atlantico, per Parsi era chiaro come fosse ormai venuto meno quel tacito patto sociale che dal dopoguerra aveva garantito uno sviluppo parallelo di democrazia e mercato, di uguaglianza e libertà: in poche parole democrazia e capitalismo non sarebbero più andati a braccetto.

L’autoritario abbraccio del capitalismo globale

Come osservato da Parsi, “chi governa il Paese possiede il Paese” è il principio fondante del capitalismo autoritario. In Russia, come in Cina, l’economia cresce sotto il controllo totale dello Stato, che domina le imprese private e ne fa strumenti di potere. Questo modello contrasta con quello occidentale, dove le aziende godono di maggiore indipendenza, ma condividono un’identica priorità: l’espansione dei mercati. E proprio qui ha origine il fallimento della globalizzazione che, invece di esportare i valori democratici, ha creato un sistema economico globale dove tutto si riduce a un'unica regola: l’accesso ai mercati. Questa convergenza economica tra sistemi così diversi è possibile perché il capitalismo non è un sistema di valori: non garantisce libertà, non tutela i diritti, non promuove uguaglianza. È un meccanismo per la produzione e distribuzione della ricchezza, capace di adattarsi a qualsiasi cornice politica.

La democrazia, tuttavia, non è un mezzo, ma un fine. È un sistema fondato sull’uguaglianza, sul riconoscimento che ogni individuo ha diritti inalienabili. E quando misuriamo la democrazia solo in termini di efficienza economica imbocchiamo un sentiero pericoloso, che conduce inevitabilmente al suo svuotamento.

Trump e la fragilità delle democrazie occidentali

Negli Stati Uniti, Donald Trump ha incarnato questa minaccia: ha sfruttato il capitalismo per alimentare il populismo e delegittimare le istituzioni democratiche. Il suo approccio, caratterizzato da uno stile autoritario e dalla manipolazione delle divisioni sociali, ha mostrato quanto le democrazie occidentali siano vulnerabili. Non è un caso isolato. Anche in Europa il populismo prospera sulle disuguaglianze economiche, alimentate da un capitalismo che ormai serve una ristretta élite. Questa dinamica corrode le fondamenta stesse della democrazia, aprendo la strada a governi sempre più autoritari.

E l'Europa? Un gigante che ha abdicato al proprio ruolo ma che può essere l'ultima linea di difesa

In questo contesto, l’Europa sembra un gigante addormentato. Dopo aver rappresentato per decenni un modello unico di equilibrio tra capitalismo e democrazia, oggi l’Unione Europea è spesso percepita come un’istituzione burocratica priva di visione politica. Divisa al suo interno, l’Europa fatica a rispondere alle sfide globali e alla competizione geopolitica con potenze autoritarie. Tuttavia, proprio perché gran parte del resto del mondo sembra aver scelto strade pericolose, l’Europa potrebbe e dovrebbe riaffermare i propri valori fondanti: uguaglianza, giustizia e solidarietà, ricordando che la democrazia non è mai stata inevitabile. È fragile, precaria, e richiede vigilanza costante. L’Europa ha di fronte a sé una scelta cruciale: può accettare di scivolare in un mondo in cui il capitalismo è svincolato da ogni valore morale, oppure può riaffermare con forza che il mercato deve servire la società, e non il contrario. Il tempo è poco. In un mondo che si inclina sempre più verso l’autoritarismo, ogni esitazione rischia di essere fatale. Il capitalismo senza democrazia non è un pericolo lontano: è già qui, sotto i nostri occhi. Sta all’Europa decidere se combatterlo o arrendersi. Ma una cosa è certa: se l’Europa continuerà a guardare senza agire, allora un giorno ci sveglieremo in un mondo dove la democrazia sarà solo un ricordo, almeno come l'abbiamo conosciuta da 80 anni a questa parte.

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